Accade anche questo nell’Italia sempre più impositiva
di Emilio Nigro
Esisteva un’ordinanza sindacale per gli artisti di strada a regolarne la possibilità di attività. Datata 2013 e firmata dall’allora primo cittadino Luigi De Magistris, con scadenza l’anno successivo, ad aprile. Si legge: “l’Amministrazione comunale riconosce e valorizza l’espressione artistica di strada come momento di aggregazione sociale della collettività e di sviluppo di turismo culturale; che a tal fine sono promossi sul territorio del Comune di Napoli progetti di animazione con artisti di strada; che sono da considerarsi ‘artisti di strada’ coloro che svolgono, gratuitamente o richiedendo un’offerta libera, in spazi pubblici o aperti al pubblico, attività artistiche di tipo musicale, teatrale, figurativo ed espressivo nel senso più ampio, caratterizzate dalla ‘fruizione immediata’”, riconoscendo la libertà di espressione e prim’ancora di professione, ai mestieranti. Il regolamento inoltre ne stabiliva le modalità, individuando luoghi e organizzazione di spazi: “le attività degli artisti di strada sono consentite sull’intero territorio cittadino, con inclusione delle isole pedonali, dei sottopassi, dei parchi pubblici (con limitazioni per nosocomi, scuole, luoghi di culto), nel pieno rispetto delle disposizioni del Codice della Strada e delle norme vigenti in materia di igiene, viabilità, sicurezza stradale, circolazione veicolare e pedonale”.
Non ci è dato sapere se esiste un regolamento più recente. O se, non essendone un altro(?), si fa riferimento ancora al succitato. Esiste anche il regolamento per la pubblica sicurezza, datato 2022, secondo cui all’articolo 12 comma 4: “Fatte salve le attività di spettacolo e/o manifestazioni temporanee – che necessitano di specifiche autorizzazioni – nelle piazze, strade o altri spazi pubblici è fatto divieto a chiunque l’utilizzo di strumenti di amplificazione, comunque alimentati, e l’utilizzo di strumenti di percussione. Questa disposizione si attua anche alla disciplina dell’Arte di Strada, fermo restando la possibilità di prevedere nel Regolamento per l’Arte di Strada nella Città di Napoli specifiche aree dove consentire l’utilizzo di amplificatori e/o percussioni”. Quindi: il regolamento di pubblica sicurezza, vigente, fa riferimento al regolamento dell’arte di strada, in cui dovrebbero essere individuati dei luoghi in città dove fosse consentito utilizzare amplificatori e percussioni, dove potere fare musica. Ma detto regolamento, dell’arte di strada, è fermo al 2014, secondo il quale ogni luogo è permesso per l’esibizione.
Qualche giorno fa, ad alcuni artisti di strada, musicisti, nei pressi di Via Toledo, non è stato permesso di esibirsi, intimati da pattuglie di polizia municipale e in malo modo secondo il racconto dei malcapitati. Per dovere di informazione in dettaglio: “…suonavamo a Piazza Carità quando una prima pattuglia ci avvisava, alle due di pomeriggio, che non potevamo suonare prima delle quattro. Altri vigili, ancora, ricordavano che in caso di segnalazione di cittadini, per disturbo di quiete pubblica, si doveva smettere. Una terza squadra di agenti, non tenendo in considerazione l’intervento dei colleghi precedenti, ci proibiva tassativamente di andare avanti, con toni da guappi, esclamazioni del tipo ‘falli parlare, tanto devono alzare il culo e andare via’”.
Certo, i poliziotti fanno il loro lavoro. Fanno quello che gli dicono di fare. Ma vuoi vedere che mò a Napoli gli abusivi sono i musicisti!? Sarà opportuno evitare ulteriori spiacevoli situazioni in cui a pagarne le conseguenze sarebbero quelli senza divisa, ragionevolmente, stilando un regolamento nuovo, favorendo il lavoro artistico foriero di aggregazione, intrattenimento, socialità, evasione, lavoro. Permettendo agli artisti di suonare, indicando dove poterlo fare, senza troppe restrizioni.
Vogliamo pensare che gli episodi accaduti, riferendoci soprattutto alle modalità prepotenti, siano frutto di atteggiamenti eccessivi emulativi di un modus pensato vincente, quello del ‘bullo’, indice di una mentalità imbevuta di sottoculture impositive, imperanti, da cui la società civile assume per imitazione per via dell’inevitabile efficacia, determinata dalla paura, dell’azione violenta. E a tutti questi turisti in processione vuoi privare il piacere di assistere agli spettacoli?
Ma veramente basta farli ingozzare, infinocchiare, dirottarli verso le bellezze da selfie, e i B&B impizzati dappertutto finanche nei vicoli impalcati dove fino a qualche tempo fa, non molto, non era il caso di avvicinarsi? Ma veramente il turista è solo un portafogli aperto per commercianti, governatori, preti e camorristi? E oltre all’identità mozzata, proprio per la bulimia turistica, Napoli deve essere monca pure dei suoi musicisti di strada?
L’ Amministrazione, dichiarata di sinistra, attenta, come sbandierato finora, ai lavoratori e alle esigenze delle fasce più deboli (senza reddito fisso), dovrebbe non solo regolamentare, ma tutelare l’esercizio della professione. E allora che non si arrivi a pensare serpeggi una mentalità classista nelle torri di comando, discriminatrice, che frastagli la società in cittadini meno uguali degli altri… che non si faccia confusione nella lotta all’abusivismo, non lo si trasformi in una caccia alle streghe senza quartiere in cui i meno protetti pagherebbero. Si dia spazio al buon senso, anziché al divieto.
venerdì, 23 agosto 2024
In copertina: Napoli, foto di archivio della Redazione di InTheNet