Lettera al Direttore
di Maurizio Prescianotto
Leggo sulla stampa che a Bolzano 2 educatori segnalati a manifestare da liberi cittadini in orario extralavoro contro il genocidio dei palestinesi da 11 mesi a Gaza – riconosciuto si badi dalla sentenza del Tribunale Penale Internazionale e dall’Assemblea ONU – per l’Assessore all’Istruzione e Cultura italiana della Provincia Autonoma di Bolzano (FDI) devono venire allontanati dal “nuovo modello di scuola” perché le manifestazioni non erano autorizzate dalla Questura.
Premetto di non conoscere gli educatori e le loro situazioni ma resto basito dal contenuto informativo e la modalità espositiva intimidatoria della notizia apparsa sulla stampa e vorrei fornire alcune osservazioni.
Dagli anni 70 fino a oggi ho partecipato a manifestazioni ai sensi dell’Articolo 11 della Costituzione Italiana, ripudiando “la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, contro le guerre in Vietnam, Palestina/Libano, Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, eccetera. Prima come studente-lavoratore fino a 19 anni, poi da lavoratore-studente fino alla laurea. Operando nell’educazione permanente e recupero scolastico/universitario, con le 150 ore l.300/70, ho contribuito al conseguimento di diplomi e lauree a migliaia di lavoratori-studenti provinciali e l’inserimento lavorativo di centinaia di cittadini, delle cosiddette fasce deboli, con progetti finanziati da FSE/UE. Infine ho lavorato 15 anni come docente, progettista e orientatore in Formazione Professionale.
La normativa che finora si insegna in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, afferma che “I CITTADINI HANNO DIRITTO DI RIUNIRSI PACIFICAMENTE SENZA ARMI. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico e non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità che possono vietarle solo per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” (Articolo 21 della Costituzione italiana). Pertanto venir identificati come manifestanti dalla Questura durante una pacifica manifestazione non risulta reato e, quindi, a seguito di segnalazione (a quale titolo?) neppure divenir causa di allontanamento o licenziamento da un contratto di lavoro in essere, né pubblico né privato, e l’eventuale provvedimento risulterebbe comunque impugnabile per l’annullamento davanti al magistrato del lavoro e il datore di lavoro tenuto a pagare gli oneri processuali.
“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale” (Articolo 18 della Costituzione Italiana).
Non conosco il “nuovo modello di scuola” prefigurato dall’assessore ma confido sia conforme ai principi costituzionali democratici che riconoscono la libertà di opinione, informazione e manifestazione. Dato il fatto che i politici nell’adempimento di pubblici incarichi sono sovraordinati alla normativa in vigore, prescindendo dagli auspici della loro parte politica, fintanto che non viene modificata attraverso procedura parlamentare democratica.
Auspicabile sarebbe pure che i giornalisti/operatori della pubblica opinione riconoscano e rispettino la normativa costituzionale vigente che garantisce a ogni cittadino la libertà di espressione, inclusa la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. LA STAMPA NON PUÒ ESSERE SOGGETTA AD AUTORIZZAZIONI O CENSURE” (Articolo 21 della Costituzione italiana). Neppure ad autocensure compiacenti indotte, considerando imprescindibile nella dialettica democratica il confronto di opinioni diverse che comporta giocoforza tollerare l’inconformità delle idee.
Fa piacere che finalmente che alcuni partiti e associazioni di opposizione in Giunta Provinciale abbiano preso posizione. Risulta inconforme alla normativa costituzionale far dipendere il diritto di esprimere l’avversione alla guerra alla discrezionalità opinabile della Questura e che un assessore “di un partito (FDI) a favore invece della guerra” si faccia fornire l’elenco dei segnalati identificati dalla Questura e lo utilizzi per selezionare e discriminare dei lavoratori precari (ultratrentenni, sic!) con contratti a tempo determinato – obbligati a presentare ulteriori certificazioni penali – di fatto inibendo la libertà di pensiero e manifestazione, vessando e punendo i trasgressori non assumendoli o mancando di riconfermarli nell’incarico docente.
Nella presente, testimoniando la mia lunga esperienza di ‘manifestante’ da sempre avverso a ogni guerra, confuto l’assessore sull’assoluta compatibilità dell’esercizio professionale di formatore e dell’incostituzionalità di quanto afferma dimostrando intolleranza e intimidazione alla libertà di espressione del personale docente provinciale che non può venire demandata al gradimento della Questura come in uso durante il triste ventennio.
Auspico la pubblicazione della presente per la riaffermazione dei principi democratici costituzionali che andrebbero diffusi e rispettati dai responsabili politici nell’esercizio di funzioni pubbliche e dai media che ne danno la copertura informativa. Purtroppo sono tempi bui.
venerdì, 6 settembre 2024
In copertina e nel pezzo: screenshot di articoli pubblicati, a cura dell’Autore della Lettera al Direttore