
Esce per Il Filo di Arianna il nuovo libro di Francesca Camponero
di La Redazione di InTheNet
Chi era Eleonora Rossi Drago? Partiamo da alcuni dati biografici per chi non avesse vissuto la stagione che la vide tra le protagoniste del cinema italiano – tra gli anni 50 e 70 del Novecento. Dotata di una bellezza raffinata e meno procace delle colleghe, senza gli stessi agganci matrimoniali, riuscì ad affermarsi nel 1955, accanto a Velentina Cortese, in Le amiche, tratto da Tra donne sole di Cesare Pavese e diretto da Michelangelo Antonioni, il quale – come di consueto in quegli anni – attraverso un’asciutta indagine psicologica denunciava l’indolenza di una classe borghese parassitaria, come la città che la rappresentava – Torino. In seguito altri due film ne definiranno lo spessore di interprete e l’intelligenza nella scelta di ruoli anche controcorrente. Nel 1959 fu la protagonista di Un maledetto imbroglio diretto e interpretato da Pietro Germi, tratto da uno tra i capolavori letterari di Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana; e, nello stesso anno, recitò accanto a Enrico Maria Salerno e Jean-Louis Trintignant in Estate violenta di Valerio Zurlini – regista meno noto al grande pubblico ma che ci ha regalato intensi e malinconici ritratti come quello di Alain Delon in La prima notte di quiete (accanto a un’altra attrice che, come Rossi Drago, nonostante la bravura e la bellezza non riuscì mai a diventare, o non volle diventare, una diva, Lea Massari).
Fatta questa premessa per i più giovani o i meno cinéphile, il libro di Camponero ha la peculiarità di partire dai suoi ricordi personali, dato che Eleonora Rossi Drago è stata la sua madrina alla Comunione/Cresima (che ai quei tempi erano sacramenti che si impartivano insieme). Questo fatto, ossia la conoscenza diretta della bambina con l’attrice ormai già affermata, rende il libro molto più introspettivo e ricco di aneddoti (come il suo ‘complesso del naso’), mai spuri, che mettono in luce la complessa personalità di una donna che, sullo schermo ma anche a teatro, sappe interpretare figure altrettanto complesse.
Avvalendosi anche del materiale conservato presso la Cineteca di Bologna e delle testimonianze dei nipoti di Rossi Drago, Stefano e Valerio, Camponero ricostruisce come un puzzle un ritratto a tutto tondo, dalle tinte vivaci, che va oltre la patina delle biografie da archivio storico.
Camponero regala un apparato iconografico con foto inedite, dediche, la lettera di Alfonso di Borbone a Rossi Drago (uno dei tre grandi amori di Eleonora); unendolo a un’analisi puntuale delle sue interpretazioni cinematografiche, il che rende il libro anche un manuale di studio interessante per chi si laurei in Storia e critica delle arti o Cinematografia. Ma va oltre. Una parte del volume è dedicata alle sue comparsate nel Carosello che, all’epoca, era una forma di intrattenimento amatissima dai bambini (non a caso si diceva: “A nanna dopo Carosello”). Altri tempi, in cui contavano la capacità di condensare in due minuti ironia (pensiamo alla coppia Vianello/Mondaini), novità grafica (Caballero e Carmencita di Armando Testa o La Linea di Osvaldo Cavandoli), e refrain che diventavano lessico comune e non si riusciva più a dimenticare (da Miguel son mi a E che… c’ho scritto Jo Condor?). Tra quelli interpretati da Rossi Drago, Camponero ricorda quelli per Cori, dove l’attrice impersonava “un’affascinante agente segreto che malgrado ogni imprevisto, tra rocamboleschi travestimenti, corse in go-kart, ottovolanti, autoscontri” riusciva “sempre a portare a termine la sua mission impossible”.
Un altro salto e ritroviamo Eleonora Rossi Drago in televisione con uno sceneggiato culto accanto ad Alberto Lupo, La cittadella, per la regia di Anton Giulio Majano, tratto dall’omonimo romanzo di Cronin; e vogliamo anche ricordarla in teatro, nel 1968, con un’interpretazione per quell’epoca talmente scabrosa che lo spettacolo rimase in scena per poche repliche: la commedia, diretta da Brunello Rondi, intitolata Shocking – in cui Rossi Drago interpretava il ruolo di un’affascinante donna lesbica, accanto a Olga Valli.
Ma è il suo lato più intimo quello che riesce a cogliere Camponero. “Sto in casa perché so apprezzare un buon libro e la compagnia di mia figlia”, racconterà “col suo fare dolce e vagamente triste”. Donna colta e curiosa, leggeva molto – come specifica Camponero citando Una nuvola d’ira di Arpino e Il male oscuro di Giuseppe Berto. Ma anche moglie e madre, di una bambina – Fiorella – che non riusciva ad accettare che la sua mamma si assentasse per lavoro, figlia di tempi in cui le donne restavano tendenzialmente a casa ad accudire una prole spesso numerosa. Ma Rossi Drago dovette lavorare, anche perché il marito – come da lettera che Camponero pubblica – non solo non si prese cura né di lei né della figlia, ma visse per molti anni in Sud America. Un matrimonio dovuto alla gravidanza imprevista e precoce e che Rossi Drago poté finalmente sciogliere solo dopo il 1970, anno in cui fu introdotta la Legge che istituiva il divorzio.
Anche il volto di Rossi Drago – madre e nonna – emerge dal libro, attraverso lettere inedite e ricordi familiari, rendendo questo un volume ancora più prezioso perché sa andare nell’intimo senza sensazionalismi ma con la delicata penna di chi ha conosciuto e amato l’attrice e la persona, con rispetto pudico e affetto sincero.
venerdì, 4 aprile 2025
In copertina: La copertina del libro (particolare per ragioni di layout)