
Amazzonia. Il futuro ancestrale, fino al 4 maggio 2025 a Barcellona
di Noemi Neri (traduzione in castigliano in fondo all’articolo in italiano, sempre di Noemi Neri)
Il Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (CCCB) ospita una mostra straordinaria che invita il visitatore a ripensare il rapporto con una tra le regioni più vitali e fragili del pianeta: l’Amazzonia. In un’epoca segnata dal collasso climatico e dall’urgenza di rivedere i modelli di progresso occidentali, l’esposizione si configura come un percorso esperienziale e culturale che mette in luce il patrimonio immenso di biodiversità e saggezza ancestrale di questa terra.
Un Territorio di Biodiversità e Contraddizioni
L’Amazzonia, custode di una decima parte delle specie del pianeta, si rivela ben più di una ‘selva vergine’. Essa è un laboratorio di interazioni complesse in cui ogni pianta, animale e comunità incarna una storia di resilienza e adattamento. L’esposizione evidenzia come il mito del paradiso inesplorato sia stato utilizzato fin dal periodo coloniale per giustificare l’estrazione delle sue risorse, legittimando uno sfruttamento che ha devastato interi ecosistemi e segnato in modo indelebile la memoria culturale dei popoli originari.
Dialogo tra Conoscenza Indigena e Pensiero Scientifico
Uno degli aspetti più significativi della mostra è il tentativo di decolonizzare la memoria amazzonica, favorendo un dialogo aperto tra la conoscenza millenaria dei popoli originari e le prospettive della scienza moderna. Le cosmovisioni indigene, ricche di miti, rituali e pratiche di cura, emergono come strumenti di resistenza contro un progresso lineare che ha troppo a lungo ignorato il valore intrinseco della natura. Attraverso installazioni e opere multimediali, la mostra ci trasporta in un universo dove il sacro e il quotidiano si intrecciano in una rete indissolubile di relazioni e significati.
Piante di Potere e Riti di Guarigione
Tra gli elementi simbolo di questo viaggio culturale, le piante sacre occupano un ruolo centrale. Queste non sono semplici elementi naturali, ma custodi di una memoria ancestrale e strumenti di guarigione. Il toé, per esempio, il fiore allucinogeno utilizzato nelle cerimonie delle comunità Shipibo-Konibo e Asháninka, funge da ponte tra il mondo visibile e quello spirituale, richiamandoci all’importanza di un rapporto simbiotico con la Terra. Queste pratiche rituali invitano il visitatore a riscoprire l’intima connessione tra il benessere umano e la salute degli ecosistemi.
L’Amazzonia viene associata a una ‘grande madre’: è lo spirito femminile, infatti, a possedere la conoscenza delle piante – un pensiero che si collega profondamente con la pratica di nutrire e garantire il futuro per le generazioni future. In numerosi miti fondamentali delle comunità indigene dell’Amazzonia, le piante sacre come la coca o il tabacco sono presenti dalle prime tappe della creazione del mondo, ma non necessariamente hanno la loro forma attuale. In alcuni casi, le piante sono rappresentate con la forma di un uomo o di una donna, questo vincolo familiare metaforico fa sì che queste vengano trattare con cura e rispetto.
Popolazione Indigena
La popolazione indigena dell’Amazzonia rappresenta circa il 10% della demografia totale della regione ed è suddivisa in più di quattro gruppi etnici. Questi popoli sono i principali custodi e preservatori degli ecosistemi locali. Negli ultimi decenni, nonostante i lunghi processi di assimilazione e sbiancamento imposti dalla logica coloniale, le popolazioni originarie hanno registrato una crescita significativa. La colonizzazione, che ha colpito con forza ben il 90% delle comunità originarie in soli due secoli, ha segnato in maniera irreversibile la loro storia e il rapporto con il territorio.
Lingue Amazzoniane
La regione amazzonica è celebre per la sua straordinaria diversità linguistica, con oltre trecento lingue indigene vive oggi, rispetto alle più di mille parlate prima dell’arrivo dei colonizzatori europei. Negli ultimi cinque secoli, malattie esogene, violenze coloniali, schiavitù ed espropriazione territoriale hanno portato all’estinzione di molte lingue. Tuttavia, in risposta a questa minaccia, i popoli indigeni stanno sfruttando la connettività digitale – dai social media a piattaforme online – per rivitalizzare e documentare il loro patrimonio linguistico, promuovendone l’uso tra le nuove generazioni e combattendo lo stigma associato alle lingue native.
Città dell’Amazzonia. Urbanizzazione e Conservazione
Le trasformazioni socio-economiche hanno ridisegnato il volto della regione: attualmente, oltre il 75% della popolazione amazzonica risiede nelle grandi città. Tradizionalmente, le città venivano fondate come insediamenti per facilitare processi estrattivi, spesso senza una conoscenza autentica del territorio. Alcuni centri urbani, come Manaus, Rio Branco e Belém, sono collegati tramite infrastrutture stradali, mentre altri – come Iquitos, Leticia e Macapá – sono ancora accessibili solo via fiume o aereo, rendendoli estremamente vulnerabili e dipendenti da finanziamenti esterni per l’accesso ai beni di consumo e alle reti energetiche. Negli ultimi decenni si è assistito a un crescente processo di riurbanizzazione, con le popolazioni indigene che si sono progressivamente avvicinate ai centri urbani, creando nuove reti territoriali e definendo un quadro economico, sociale e rituale completamente rinnovato.
Rappresentazione della Natura: La Voce di Nemonte Nenquimo
La testimonianza di Nemonte Nenquimo, donna Waorani della provincia di Pastaza (Ecuador), rappresenta un potente invito a ripensare il nostro rapporto con la natura. Con le sue parole, “Dobbiamo trasformare il nostro modo di vivere sul pianeta Terra. Dobbiamo essere ribelli e creativi, gentili e amorevoli e, soprattutto, dobbiamo essere abbastanza umili da affrontare alcune verità liberatorie...”, emerge una visione in cui la natura – i fiumi, le farfalle, le piante – non è un semplice scenario, ma un’entità vivente con cui condividiamo un destino. I popoli indigeni, custodi dell’80% della biodiversità mondiale nonostante rappresentino solo il 5% della popolazione globale, dimostrano come la protezione delle foreste sia essenziale per combattere il cambiamento climatico e preservare gli ecosistemi del nostro pianeta.
Un Invito alla Trasformazione
La mostra Amazzonia. Il futuro ancestrale al CCCB non è solo un percorso espositivo, ma un invito a un dialogo intergenerazionale e interculturale. Essa ci chiede di riconnetterci con la saggezza ancestrale e di adottare una visione più sostenibile del nostro futuro. Attraverso installazioni, opere multimediali e testimonianze, il percorso espositivo ci guida nella comprensione della complessità e della fragilità dell’Amazzonia, invitandoci a riflettere sul ruolo che ciascuno di noi può avere nel proteggere il nostro pianeta.
Per approfondire ulteriormente le dinamiche di sfruttamento delle risorse e comprendere come esse minaccino l’equilibrio dell’Amazzonia, invitiamo a leggere l’articolo complementare “L’Amazzonia: Sfruttamento tra Boom Economici e Distruzione”, disponibile sul nostro sito partner.
L’esposizione, visitabile fino al 4 maggio 2025, rappresenta un’occasione imperdibile per immergersi in un racconto multiforme fatto di memoria, resistenza e trasformazione. Un viaggio che non solo celebra la ricchezza culturale e naturale dell’Amazzonia, ma ci invita anche a partecipare attivamente alla salvaguardia della nostra casa comune.

La Amazonía: Viaje entre memoria, resistencia y transformación en el CCCB
Amazonía. El futuro ancestral hasta el 4 de mayo de 2025 en Barcelona
El Centro de Cultura Contemporánea de Barcelona (CCCB) acoge una exposición extraordinaria que invita al visitante a repensar su relación con una de las regiones más vitales y frágiles del planeta: la Amazonía. En una época marcada por el colapso climático y la urgencia de revisar los modelos de progreso occidentales, la exposición se configura como un recorrido experiencial y cultural que pone de relieve el inmenso patrimonio de biodiversidad y sabiduría ancestral de esta tierra.
Un territorio de biodiversidad y contradicciones
La Amazonía, guardiana de una décima parte de las especies del planeta, se revela como mucho más que una ‘selva virgen’. Es un laboratorio de interacciones complejas en el que cada planta, animal y comunidad encarna una historia de resiliencia y adaptación. La exposición pone en evidencia cómo el mito del paraíso inexplorado ha sido utilizado desde el periodo colonial para justificar la extracción de sus recursos, legitimando una explotación que ha devastado ecosistemas enteros y marcado de forma indeleble la memoria cultural de los pueblos originarios.
Diálogo entre saber indígena y pensamiento científico
Uno de los aspectos más significativos de la muestra es el intento de descolonizar la memoria amazónica, fomentando un diálogo abierto entre el conocimiento milenario de los pueblos originarios y las perspectivas de la ciencia moderna. Las cosmovisiones indígenas, ricas en mitos, rituales y prácticas de sanación, emergen como herramientas de resistencia contra un progreso lineal que durante demasiado tiempo ha ignorado el valor intrínseco de la naturaleza. A través de instalaciones y obras multimedia, la exposición nos transporta a un universo donde lo sagrado y lo cotidiano se entrelazan en una red indisoluble de relaciones y significados.
Plantas de poder y rituales de sanación
Entre los elementos simbólicos de este viaje cultural, las plantas sagradas ocupan un lugar central. No son simples elementos naturales, sino guardianas de una memoria ancestral y herramientas de curación. El toé, por ejemplo, la flor alucinógena utilizada en ceremonias de las comunidades Shipibo-Konibo y Asháninka, actúa como un puente entre el mundo visible y el espiritual, recordándonos la importancia de una relación simbiótica con la Tierra. Estas prácticas rituales invitan al visitante a redescubrir la conexión íntima entre el bienestar humano y la salud de los ecosistemas.
La Amazonía se asocia con una ‘gran madre’; es el espíritu femenino quien posee el conocimiento de las plantas, un pensamiento profundamente ligado a la práctica de nutrir y garantizar el futuro de las generaciones venideras.
En numerosos mitos fundamentales de las comunidades indígenas amazónicas, las plantas sagradas como la coca o el tabaco están presentes desde las primeras etapas de la creación del mundo, aunque no necesariamente en su forma actual. En algunos casos, las plantas son representadas con forma humana, masculina o femenina, y este vínculo familiar metafórico hace que sean tratadas con cuidado y respeto.
Población indígena
La población indígena de la Amazonía representa alrededor del 10% de la demografía total de la región y está dividida en más de cuatrocientos grupos étnicos. Estos pueblos son los principales guardianes y preservadores de los ecosistemas locales. En las últimas décadas, a pesar de largos procesos de asimilación y blanqueamiento impuestos por la lógica colonial, las poblaciones originarias han registrado un crecimiento significativo. La colonización, que afectó gravemente al 90% de las comunidades originarias en solo dos siglos, ha marcado de manera irreversible su historia y su relación con el territorio.
Lenguas amazónicas
La región amazónica es célebre por su extraordinaria diversidad lingüística, con más de trescientas lenguas indígenas vivas hoy en día, frente a las más de mil que se hablaban antes de la llegada de los colonizadores europeos. En los últimos cinco siglos, enfermedades exógenas, violencias coloniales, esclavitud y despojo territorial han llevado a la extinción de muchas lenguas. Sin embargo, como respuesta a esta amenaza, los pueblos indígenas están utilizando la conectividad digital – desde redes sociales hasta plataformas en línea – para revitalizar y documentar su patrimonio lingüístico, promoviendo su uso entre las nuevas generaciones y combatiendo el estigma asociado a las lenguas nativas.
Ciudades de la Amazonía. Urbanización y conservación
Las transformaciones socioeconómicas han rediseñado el rostro de la región: actualmente, más del 75% de la población amazónica reside en grandes ciudades. Tradicionalmente, las ciudades fueron fundadas como asentamientos para facilitar procesos extractivos, a menudo sin un conocimiento auténtico del territorio. Algunos centros urbanos, como Manaos, Río Branco y Belém, están conectados por infraestructuras viales, mientras que otros —como Iquitos, Leticia y Macapá— aún son accesibles solo por vía fluvial o aérea, lo que los hace extremadamente vulnerables y dependientes de financiación externa para acceder a bienes de consumo y redes energéticas. En las últimas décadas se ha observado un creciente proceso de reurbanización, con poblaciones indígenas que se han ido acercando progresivamente a los centros urbanos, creando nuevas redes territoriales y definiendo un panorama económico, social y ritual completamente renovado.
Representación de la naturaleza: La voz de Nemonte Nenquimo
El testimonio de Nemonte Nenquimo, mujer Waorani de la provincia de Pastaza (Ecuador), representa una poderosa invitación a repensar nuestra relación con la naturaleza. Con sus palabras, “Debemos transformar nuestra forma de vivir en el planeta Tierra. Debemos ser rebeldes y creativos, amables y amorosos y, sobre todo, debemos ser lo suficientemente humildes como para enfrentar algunas verdades liberadoras…”, emerge una visión en la que la naturaleza – los ríos, las mariposas, las plantas – no es un simple escenario, sino una entidad viva con la que compartimos un destino. Los pueblos indígenas, guardianes del 80% de la biodiversidad mundial a pesar de representar solo el 5% de la población global, demuestran cómo la protección de los bosques es esencial para combatir el cambio climático y preservar los ecosistemas de nuestro planeta.
Una invitación a la transformación
La exposición Amazonía. El futuro ancestral en el CCCB no es solo un recorrido expositivo, sino una invitación a un diálogo intergeneracional e intercultural. Nos pide reconectarnos con la sabiduría ancestral y adoptar una visión más sostenible de nuestro futuro. A través de instalaciones, obras multimedia y testimonios, el recorrido expositivo nos guía en la comprensión de la complejidad y la fragilidad de la Amazonía, invitándonos a reflexionar sobre el papel que cada uno de nosotros puede desempeñar en la protección de nuestro planeta.
Para profundizar aún más en las dinámicas de explotación de los recursos y comprender cómo amenazan el equilibrio de la Amazonía, te invitamos a leer el artículo complementario La Amazonía: explotación entre booms económicos y destrucción, disponible en nuestro sitio asociado.
La exposición, que se puede visitar hasta el 4 de mayo de 2025, representa una oportunidad imperdible para sumergirse en un relato multiforme hecho de memoria, resistencia y transformación. Un viaje que no solo celebra la riqueza cultural y natural de la Amazonía, sino que también nos invita a participar activamente en la salvaguardia de nuestro hogar común.
venerdì, 4 aprile 2025
In copertina e nel pezzo: Foto dell’Autrice (tuti i diritti riservati)