
Centinaia di giovani da tutta Europa nel segno della cultura
di Simona Maria Frigerio
La tre giorni di Spring Forward, il Festival internazionale di danza, quest’anno ospite a Gorizia e Nova Gorica, in occasione delle manifestazioni collegate alla Capitale della Cultura Europea, inizia con Glory Game di Dominik Więcek/Sticky Fingers Club – direttamente dalla Polonia. Sei danzatori nudi, come atleti à la Leni Riefensthal, corrono insieme in slow motion, per un tempo da sfinimento Sciarroni-style, fino alla meta. L’espediente per differenziarli è ormai comune, ovvero, via via, si vestono e, a un certo punto, ognuno inizia a lottare contro tutti – ma una performer vince e sbandiera la propria medaglia. E qui l’errore narratologico è palese: perché continuare a lottare se qualcuno ha già vinto? L’interludio amoroso ha ancora meno senso, mentre le dispute a due e tre si susseguono finché entrano in scena oggetti diversi. Alcuni legati allo sport: il surf, una specie di lungo palo sottile simile a un giavellotto, un bastone usato come una parallela, un peso (da sollevamento o da lancio?); ma altri, come la pala e la sabbia, vorrebbero forse allargare il discorso: è questa la lotta per la vita e non solamente per la vittoria – che, in ogni caso, si concluderà nella polvere? Molta confusione sotto il cielo con un perfetto sottofondo musicale di Przemek Degórski – ispirato ai Tangerine Dream?
A seguire, al Kulturni Dom di Gorizia vanno in scena, in rapida successione, Le Piquet
di David Zagari/Hypercorps (dalla Svizzera); Sirens di Ermira Goro (dalla Grecia); e Neon Beige del finnico-angolano Alen Nsambu.
Il primo dei tre spettacoli è chiaramente un esempio di nouveau cirque e della difficoltà crescente della danza di auto-definirsi – fors’anche perché chi ha maggiore padronanza del corpo e tecnica si rivolge ad altre forme espressive (come in questo caso). Il palo da lap dance reinterpretato da una specie di cosmonauta – nonostante le indubbie doti atletiche del performer – ci riporta alla mente la bellezza tutta coreutica di Mars, firmato da Nicola Galli.
Il secondo, Sirens, si giova soprattutto sull’espressività di Chara Kotsali che vuole rendere lo spettatore complice – come la protagonista de Le Déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet. Se la prima parte si giova grandemente del disegno luci; nella seconda, l’erotismo (suscitato dal canto delle sirene di mitica memoria) sempre più dionisiaco trova forme espressive sincopate nei passi a due – che lasciano perplessi nel finale, troppo lungo e sfrangiato. Il canto sull’assolo, al contrario, potrebbe essere del tutto eliminato. Non si comprende il bisogno di inserire sempre pezzi di recitato, grida o tentativi di canto a cappella, quando la danza ha (o dovrebbe avere) – nel gesto nello spazio su base musicale – la capacità intrinseca di esprimere un universo/mondo concettuale ed emozionale.
A conclusione del trittico al Kulturni Dom, Neon Beige è un assolo perfettamente in sintonia con i diktat europei: woke culture e fluidità di genere conditi con una favola dai toni più volgari che grotteschi, un jeans che scopre le netiche a metà e il complesso di essere neri in un mondo di bianchi. La danza se non è morta, è in agonia. Speriamo che i prossimi spettacoli la e ci rianimino.
Alle 18.30 si torna nella palestra dell’Unione Ginnastica Goriziana per Waterkind degli svedesi Land Before Time. L’eterno ritorno espresso dalla fluidità dell’acqua trovava, nel tratto nervoso e nella sincopata sinteticità di Carolyn Carlson, la sua innata espressione in Immersion – che applaudimmo qualche anno fa. Ma, praticamente, rivederlo in questo, che appare solo uno studio, risulta ripetitivo. Lo slow motion (per la seconda volta nella stessa giornata) e qualche intuizione etnico-new age (fuori tempo massimo) potrebbero essere approfonditi e sviluppati quali input a una narrazione incentrata sull’insufflamento della vita da parte della Dea Madre, ma ci vorrà molto lavoro, oltre a un disegno luci e a una scenografía adeguati a supporto, prima di poterlo proporre come spettacolo compiuto.
In serata, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Gorizia, doppio appuntamento con Mercedes máis eu di Janet Novas (dalla Spagna) e Live! Not To Be Missed. Touring Regionally di Paxton Ricketts – dai Paesi Bassi.
Il primo spettacolo risente dei problemi che ebbero i concerti di John Lennon/Yoko Ono e Paul and Linda McCartney. Da una parte, Janet Novás, che sinceramente non è una danzatrice né una cantante né un’attrice e, dall’altra parte, il grande talento della compositrice, cantante e musicista, Mercedes Peón. Lo squilibrio è evidente. Ed è altrettanto chiaro che qui non ci troviamo di fronte a una specie di retrospettiva come quella ideata e interpretata da Sol Picó nel gioiello One-Hit Wonders, bensì a un duo che, semplicemente, non funziona.
Live! Not To Be Missed. Touring Regionally chiude la serata e la giornata. Un microfono che si abbassa e, ogni volta che si abbassa, la situazione diventa sempre meno chiara e più tragica. Da l’oiseau di Prévert à sa cage – metaforicamente parlando. Molto recitato, un po’ cantato e condito da gesti nello spazio, scomposti e insensati.
La prima giornata si chiude su un clima multiculturale e un festival partecipato dai giovani. In quanto alla danza, speriamo di vederne nei prossimi due giorni.
Gli spettacoli si sono tenuti nell’ambito di:
Spring Forward Festival 2025
Gorizia / Nova Gorica
giovedì 24 aprile 2025
varie location
ore 14.00
Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica
Glory Game
di Dominik Więcek/Sticky Fingers Club (Polonia)
ore 15.30
Kulturni Dom Gorizia
Le Piquet
di David Zagari/Hypercorps (Svizzera)
a seguire:
ore 16.30
Sirens
di Ermira Goro (Grecia)
a seguire:
ore 17.15
Neon Beige
di Alen Nsambu (Finlandia)
ore 18.30
Unione Ginnastica Goriziana
Waterkind
di Land Before Time (Svezia)
ore 21.00
Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Gorizia
Mercedes máis eu
di Janet Novas (Spagna)
e
Live! Not To Be Missed. Touring Regionally
di Paxton Ricketts (Paesi Bassi)
venerdì, 25 aprile 2025
In copertina: Glory Game (foto gentilmente fornita dall’organizzazione del Festival)