
Cercasi disperatamente… la danza
di Simona Maria Frigerio
Solène Weinachter apre la giornata del 25 aprile nell’accogliente spazio teatrale del Kulturni Center Lojze Bratuž con After all. Un monologo in stile stand-up comedy – nella prima parte ironico e con contrappunti musicali appropriati (My way / If you don’t know me by now) dove la danza conta quanto la chitarrina nei lavori teatrali di Lorenzo Marangoni. Peccato che il monologo non finisca con la raccolta delle rose. Né le qualità recitative né le capacità linguistiche di Weinachter le permettono di sostenere una lunga litania tragica (essendo una francese che stenta a recitare in inglese, e non particolarmente dotata a livello vocale). Un secondo finale, poi, semplicemente sfibra anche il fan più convinto.
A seguire Work in Progress di Camelia Neagoe, dalla Romania. Il teatro danza ha ucciso sia il teatro sia la danza, in quanto non si basa né su una struttura drammaturgica e linguistica valida (o su un procedere dell’azione pregnante) né sulla capacità della danza di essere espressione concettuale ed emozionale significante. Del resto, il teatro danza esiste, a livello qualitativo alto, da decenni nei Paesi anglosassoni e si denomina musical. Ma per pensarlo e agirlo, occorre essere ottimi attori, eccellenti danzatori e cantanti dotati – pensiamo a Priscilla. La regina del deserto che, anche nella versione italiana, ha raggiunto livelli qualitativi e un successo di critica e pubblico invidiabili. Unico elemento interessante di questa miscellanea, il discorso critico sul carrierismo fine a se stesso ma, in questo periodo, sono comunque più validi Solo quando lavoro sono felice – di Marangoni/Fettarappa – e il monologo in fieri di Debora Mattiello, Jobs Act.
Alle 16.00 è la volta di Ihopeiwill di threeiscompany & Jaro Viňarský. Una performer fasciata con una corda elastica la srotola, attaccandola a moschettoni a loro volta appesi a tiranti. Il goffo ragno che si fa strada in questa tela/famiglia, tela/vita, tela/società o tela/mondo non ci ha convinti: al di là della concettualizzazione, la performance è in sé tutta da sviluppare, se la si vuole inserire nel settore danza, mentre nel nouveau cirque l’acrobatica aerea sarebbe a un livello irraggiungibile.
A seguire, The body symphonic del libanese Charlie Khalil Prince – bravo come musicista soprattutto in quanto ben supportato dal percussionista Joss Turnbull, che dà il ritmo all’intera performance. Il gesto (significante) nello spazio (che si tradurrebbe nel significato della danza) continua a latitare, così come un discorso coreografico coerente che abbia, a livello concettuale e/o emozionale, la sua ragione d’essere.
Al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, alle 18.30, è la volta di Silhouette Letters
di Artūrs Nīgalis. Non avevamo ancora visto un esempio di circo-danza, in cui non occorre possedere né la tecnica e le doti acrobatiche dei circensi né una idea coreografica e drammaturgica propria della danza.
In prima serata, Blue Carousel di Bysheim & Patry: dalla Norvegia non poteva mancare la passione saffica declinata con gesti e movimenti che, se agiti da persone di sesso diverso, risulterebbero semplicemente volgari. La declinazione di questo amore lesbo in stile Plastic primi anni 90 – condito da slow motion, house music e luci stroboscopiche – copia perfettamente i modelli di potere del tanto aborrito patriarcato. Ma si sa che, nella nuova Europa, dove tutto è fluido, tutto è uguale. Il pensiero della differenza, o Luce Irigaray in persona, devono inchinarsi di fronte alla nuova Unione Europea in elmetto e mimetica. Queste donne che vogliono edificare un nuovo ordine mondiale sulle ceneri della civiltà femminista, che rivendicava una differenza perfino a livello epistemologico tra maschio e femmina, trova in questo spettacolo agito da due atlete in pantaloncini da boxe e tanga sgargianti un vessillo indiscusso.
Per chiudere Black, dell’ivoriano (ma residente a Barcellona), Oulouy. Buone le intenzioni e la ricerca sulla street dance anche africana ma privo di una solida drammaturgia e di regia. Il video è incisivo ma non inserito in uno specifico discorso narratologico così come i vari momenti di danza appaiono come quadri slegati più che parti di uno spettacolo coeso. Da approfondire e legare ma non mancano le intuizioni felici, un tocco di poesia e l’indimenticabile voce di Billie Holiday, a cui abbiamo dedicato recentemente un articolo per i 110 anni dalla nascita (1).
Anche la seconda giornata, che si è tenuta il 25 Aprile (con un conciso ma importante discorso dell’organizzazione che ha ricordato come, in Italia, esistano la libertà di opinione e di stampa grazie alla Resistenza che ha sconfitto il nazi-fascismo), ha registrato un’alta affluenza di pubblico e critica. Ma la danza pare ancora Cenerentola.
Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di:
Spring Forward Festival 2025
Gorizia / Nova Gorica
venerdì 25 aprile 2025
varie location
ore 12.30
Kulturni Center Lojze Bratuž Gorizia
After all
di Solène Weinachter (Francia/UK)
e
Work in Progress
Camelia Neagoe (Romania)
ore 16.00
Kulturni Dom Gorizia
IHOPEIWILL
di threeiscompany & Jaro Viňarský (Slovacchia)
ore 17.00
Kulturni Center Lojze Bratuž
The body symphonic
di Charlie Khalil Prince (Paesi Bassi)
ore 18.30
Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Gorizia
Silhouette Letters
di Artūrs Nīgalis (Lettonia)
a seguire:
ore 21.00
Blue Carousel
di Bysheim & Patry (Norvegia)
e
Black
di Oulouy (Spagna)
(1) https://www.inthenet.eu/2025/04/11/buon-compleanno-a-lady-day/
venerdì, 2 maggio 2025
In copertina: IHOPEIWILL (foto gentilmente fornita dall’organizzazione del Festival)