
Nudi e nebbia da Aerowaves
di Simona Maria Frigerio
La terza giornata del festival inizia al Kulturni Center Lojze Bratuž con Babes di Gergő D. Farkas. Movimento di mani, camminata a carponi e tanto fumo negli occhi (metaforicamente e realmente parlando). Una decina di minuti di palco vuoto (dopo il buio totale sperimentato, in un’altra performance nei giorni scorsi: idea sdoganata in una passata edizione di Biennale Danza) con il pubblico a fissare, in religioso silenzio, il vuoto pneumatico. Ora cerchiamo di capirci: se queste che stiamo vedendo da due giorni a questa parte sono le migliori proposte di danza europea, scelte tra centinaia, o chi le ha selezionate ha preso un abbaglio, o la danza europea è al collasso: tra coreografi laureati in lettere o filosofia e danzatori diplomati in sperdute o famose accademie del nulla, è ormai invalsa l’idea che basta salire su un palco per essere artisti. Del resto, le prove del 23 aprile agite da studenti di danza di varia provenienza, ci aveva da subito dimostrato la pochezza della materia prima: il corpo del danzatore; e per i contenuti lo avremmo compreso a stretto giro di posta: woke e cancel culture, politically correctness, mondo arcobaleno ma che ricalchi il modello maschilista e patriarcale azzerando la differenza di genere, oppure il nulla assoluto.
La seconda proposta è Lampyris Noctiluca
di Aristide Rontini. Sono passati lustri da quando Francesco Ventriglia coreografò il poetico Il mare in catene per l’edizione 2007 della Biennale Danza diretta da Ismael Ivo, ispirata al tema Body & Eros. Per la prima volta le carrozzine salivano sul palcoscenico per rivendicare non solo la dignità ma il diritto alla sessualità dei disabili – ma ovviamente era la professionalità/espressività a imperare, unita al genio creativo e alla profonda sensibilità del coreografo. Nel 2019, a Kilowatt Festival, applaudivamo il danzatore Redouan Ait Chitt con REDO, in grado, attraverso un gioco di luci e di ombre, di proiettare le proprie disabilità fisiche in un discorso di grande dignità e di indubbia professionalità artistica. Non nuove, quindi, le tematiche affrontate da Rontini (performer al quale manca il braccio destro da sotto il gomito alla mano). La coreografia propone, all’inizio, una serie di geografie del corpo che risultano ovviamente asimmetriche vista la mancanza di parte dell’arto. Segue una specie di liberazione che porta il performer ad abbandonare le proprie inibizioni (per i primi minuti sembra quasi nascondere l’arto leso) fino alla disinibizione più totale con il nudo ostentato (del resto, il nudo e il sesso sono sembrate tematiche ossessivamente ricorrenti in questa tre giorni). Ma non basta. Come nella mitica scena de Il silenzio degli innocenti, la bellezza della crisalide si può ammirare solo quando si trasformi in farfalla, ed ecco che Rontini si presenta a noi con una specie di gonna rosa shocking drappeggiata come un manto e il membro nascosto tra le gambe. Perché? Se non si va sulla fluidità di genere, uno spettacolo non vende? Oppure vogliamo tornare ai tempi retrivi in cui nel medesimo elenco si inserivano disabili, omosessuali e freak? Sarebbe bastato che con quel pizzico di frenesia – forse eccessivamente esibita – il performer avesse oltrepassato la soglia e il messaggio liberatorio sarebbe arrivato dritto al pubblico – senza esagerazioni né voler mettere troppa carne al fuoco.
Alle 15.00 torniamo nell’accogliente Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica per Never ALLone di Matea Bilosnić e Shiraz di Armin Hokmi.
Il primo spettacolo è semplicemente l’apoteosi del nonsense (anche perché è in gran parte – essendo uno spettacolo di danza – parlato, sic!), condito con un robottino spacca-tutto, molto fumo e poesiola finale in stile dolcetto cinese. Non merita note aggiuntive.
Shiraz è a metà strada tra l’Accademia sull’Arte del Gesto di Virgilio Sieni – che usa la tecnica della ripetizione di gesti minimi e piccoli passi con variazioni quasi impercettibili – e l’ossessivo sfibramento di Sciarroni. Ognuno è rinchiuso nel suo piccolo mondo, nel proprio riflesso, nel virtuale del mobile… Dopo una decina di minuti la performance risulta un eccellente viatico per chi soffra di insonnia.
À bout de souffle arriviamo al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Gorizia per due ulteriori proposte: Dances Like a Bomb di Junk Ensemble e Gush is Great
di Production Xx.
Al primo spettacolo siamo accolti dai due performer già seduti in scena, uno in mutande e l’altra in mutande e canotta – color carne. Un attimo di poesia quando i due performer, come una vecchia coppia, si tastano e ridicolizzano il corpo che lentamente inflaccidisce. Un altro, quando la donna, attaccata a una flebo, va fumando verso una morte assistita. Ma per il resto abbiamo quadri slegati dove il gesto non è mai all’altezza del testo recitato. Un elenco delle possibilità di morte suscita il riso (forse perché non accenna a fame, bombe e guerra); interi monologhi trasmessi da voci off, a volte mimate coi corpi (il che appare ridondante), altre con la bocca (ovviamente con relativo travestimento così da permettere a lui di fornire la visione femminile dell’idea di vecchiaia, e a lei di fornire quella maschile). Chiusura su una specie di danza da discoteca completamente estemporanea.
Gush is Great di Production Xx, ventesimo spettacolo a cui assistiamo ed ennesimo in slow motion, all’inizio sembra solo uno spot ecologista per la pubblicità progresso. Cinque performer si liberano di vari oggetti sempre più voluminosi nascosti sotto giacche, un impermeabile e giubbotti, procedendo lentissimamente sulla scena: torsoli di mela, un’arancia, un pesce, un certificato, un nastro per cantieri, opuscoli, un ombrello, un sacchetto nero di plastica con l’immondizia, giocattoli e peluche, fino a una valigetta rettangolare con il suo contenuto. In sottofondo, il fruscio delle onde del mare. Ma poi qualcosa cambia. Sentiamo i rumori di una spiaggia, forse una fiera, bambini che giocano, una giostra, grida gioiose e i performer estraggono e si liberano di cinque coltelli. Il metallo produce un suono inconfondibile sbattendo sulle assi del palcoscenico. E lentamente è il rumore della guerra a prendere il sopravvento: elicotteri, bombe, esplosioni, crolli, un rombo montante di morte e distruzione. I performer si stringono gli uni agli altri: l’umanità fissa il cielo e lentamente procede verso il baratro. Buio. Questa non è danza. È teatro. Grande teatro. E l’unico spettacolo che abbia finalmente un rapporto con la realtà che circonda questo nostro cosiddetto felice giardino europeo…
La tre giorni di Spring Forward Festival 2025 si chiude alle 22.00 presso l’Unione Ginnastica Goriziana con Happy Hype di OUINCH OUINCH x Mulah, Compagnia solitamente ingaggiata per dare il là ai party – quindi non avrebbe senso recensire ciò da cui ci siamo congedati velocemente.
Ammorberemo ancora il lettore giusto con due righe per tirare le somme di questa edizione e delle 20 proposte di danza (e una di teatro, che escludiamo) che abbiamo seguito per intero. La sensazione è di esserci ritrovati con decine di giovani e meno giovani (a volte fino a, e oltre duecento) ad auto-celebrarci e auto-compiacerci per il nostro cosiddetto livello culturale e la nostra apertura mentale, mentre il mondo – appena fuori dalle porte del teatro – va in frantumi. Di fronte all’orrore di Gaza, al riarmo a tappe forzate, alla nostra vena predatoria e alla spocchia da primo mondo, sinceramente – scusatemi, ma io scendo dalla giostra. Non ho più tempo (non abbiamo più tempo) per danzare (se poi questo è danzare), mentre l’Europa va a fondo come il Titanic, nella sua stessa pochezza arrogante.
Gli spettacoli sono andato in scena nell’ambito di:
Spring Forward Festival 2025
Gorizia / Nova Gorica
sabato, 26 aprile 2025
varielocation
ore 11.00
Kulturni Center Lojze Bratuž
Babes
di Gergő D. Farkas (Ungheria/Svezia)
e
Lampyris Noctiluca
di Aristide Rontini (Italia)
ore 15.00
Teatro Nazionale Sloveno Nova Gorica
Never ALLone
di Matea Bilosnić (Croazia)
e
Shiraz
di Armin Hokmi (Germania)
ore 17.00
Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Gorizia
Dances Like a Bomb
di Junk Ensemble (Eire)
e
Gush is Great
di Production Xx (Francia)
ore 22.00
Unione Ginnastica Goriziana
Happy Hype
di OUINCH OUINCH x Mulah (Svizzera)
venerdì, 9 maggio 2025
In copertina: Gush is Great (foto gentilmente fornita dall’organizzazione del Festival)