
L’impercettibile sfasamento come mezzo per rimettersi in discussione
di Simona Maria Frigerio
Essere o apparire? Realtà o finzione? Stabilità o movimento? Unicità (del modulo) o molteplicità (nella sua ripetizione)? Individualità o massa?
Dopo qualche minuto trascorso all’interno dell’installazione bicroma realizzata da Esther Stocker, che ricopre pavimenti e pareti dello spazio espositivo dello Scompiglio, la sensazione di perdersi nel labirinto del Minotauro rende straniante l’esperienza stessa del dasein – è ancora possibile esserci?
Anche l’illuminazione – con lunghi neon appesi al soffitto, che diffondono la luce verso l’alto ma restituiscono al visitatore il bordo inferiore, nero, inframmezzati da pannelli bianchi lunghi da parete a parete – coopera a trasfondere, in maniera soffusa, una sensazione di immersione in un universo in disequilibrio, nel quale fatichiamo a centrarci. È insieme emotiva e fisica questa sensazione di instabilità che, di norma, si prova ad esempio sul ponte di una nave che stenti a procedere su un mare agitato.
L’effetto destabilizzante comporta una riflessione profonda – concettuale ed emozionale – rispetto ai propri sensi ma anche alle proprie convinzioni più profonde che sono, a loro volta, precarizzate, rimesse in discussione, alterate dall’intuizione subitanea eppure illuminante di una relatività che, stranamente – in questo spazio geometrizzante – ci accoglie accudente, come ovatta, come se la culla della civiltà si fosse trasformata in un utero materno.
L’ambiguità dell’errore
Ci assale il desiderio di recuperare una lentezza intimamente profonda, che sgorga dal’io ma porta a compartecipare il mondo – come nei primi video di Bill Viola della fine degli anni 70.
Non siamo più certi che quel miraggio all’orizzonte sia davvero un’isola, mentre ci assale la stanchezza – quasi atavica -dell’essere e ci scopriamo ad agognare di tornare al tutto, sfiniti da un épuisement che ci lascia inermi e inerti su una spiaggia come naufraghi della vita.
Nella sala accanto, si torna in un certo senso con i piedi per terra.
Come quando a teatro il regista decide di mettere in scena il dietro le quinte, imponendo il cambio di costumi a vista o una scenografia che riveli allo spettatore la presenza di fari e attrezzistica; Stocker presenta al visitatore una serie di pannelli che riproducono varie combinazioni modulari o esempi di opt art. E se alcuni pannelli rimandano indubbiamente all’installazione nel cui bozzolo siamo stati rinchiusi, nella Sala accanto, quasi a svelera l’essenza basicamente e altamente allusiva appena vissuta – il trucco di un prestigiatore – altri rinviano a concettualizzazioni come i codici binari, le connessioni neuronali / elettriche sinaptiche, le interferenze sonore, o – a un livello più intimo e profondo – tutte le scelte, i percorsi, gli inciampi, le strade senza uscita di esistenze costantemente sull’orlo di essere interrotte.
La pericolosa instabilità del presente, che potrebbe tradursi in un salto nel vuoto, nell’abisso di una mente in guerra con se stessa o di un mondo in guerra con l’umanità, ci avverte che siamo esseri insieme fragili e caduci, al di là dell’apparente perfezione con la quale abbiamo costruito il nostro spazio vitale. Suoni sparsi nell’etere, pianeti persi nell’universo, esseri unici anche se il potere tenta di sovrapporci, scambiarci, omologarci: restiamo frammenti unici di un amalgama umano al quale parteniamo, di un eterno ritorno dal quale non riusciamo a fuggire.
Fino al 28 settembre, un’esperienza imperdibile, presso la Tenuta dello Scompiglio, adagiata ai piedi delle dolci colline di Vorno.
La mostra continua
Associazione Culturale Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno, Capannori (LU)
fino a domenica 28 settembre 2025
orari: giovedì e venerdì, dalle ore 14.00 alle 18.00, sabato e domenica, dalle ore 15.00 alle 19.00 (oppure su appuntamento)
Esther Stocker presenta:
Analisi dell’errore
a cura di Angel Moya Garcia
venerdì, 30 maggio 2025
In copertina: Esther Stocker, Analisi dell’errore, 2025, Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Leonardo Morfini