
Come Spagna e Francia raccontano la Salpêtrière
di Noemi Neri (traduzione in castigliano in fondo all’articolo in italiano, sempre di Noemi Neri)
Crocevia di sofferenze, diagnosi e silenzi, l’Ospedale psichiatrico della Salpêtrière ha segnato profondamente la storia delle donne nella Parigi moderna. Due romanzi, uno spagnolo e uno francese, tornano a interrogare quel luogo e ciò che rappresenta: Mireia di Purificació Mascarell edito da Dos Bigotes e Il ballo delle pazze di Victoria Mas – pubblicato in italiano da edizioni e/o, e tradotto dal francese da Alberto Bracci Testasecca. Entrambe le pubblicazioni riportano l’attenzione su figure femminili emarginate, internate, dimenticate.
Nel romanzo Mireia, Neus è una pittrice ventenne nella Spagna contemporanea ossessionata dall’enigmatica amica, dottoranda in psicologia sperimentale. Mascarell, parallelamente alla storia delle due ragazze, ripercorre quella delle donne della Salpêtrière attraverso fonti storiche e riferimenti artistici. Mireia non romanza il triste capitolo di storia parigino, ma ne mette in luce le storture, fa memoria, rende omaggio a migliaia di donne il cui destino è stato segnato da un patriarcato incontrollato. Leggi qui la recensione del romanzo.
Il ballo delle pazze è ambientato nella Parigi del 1885. All’ospedale della Salpêtrière vengono internate donne giudicate folli o scomode. Tra loro c’è Eugénie, giovane della borghesia che afferma di sentire le voci dei morti, e Geneviève, un’infermiera devota alla scienza. Intorno a loro si muovono le vite delle pazienti, mentre si avvicina il “ballo delle pazze”, un evento mondano in cui le internate vengono esibite davanti all’élite parigina. Leggi qui la recensione del romanzo.
La Salpêtrière
L’Ospedale Salpêtrière di Parigi nasce nel XVII° secolo come deposito per la polvere da sparo (da cui il nome), prima di essere trasformato nel 1656 da Luigi XIV in un gigantesco ricovero per donne indigenti, prostitute, ‘folli’ e ‘devianti’. Con il tempo divenne uno dei principali ospedali psichiatrici d’Europa, simbolo dell’internamento femminile e dello sviluppo della neurologia.
Nel XIX° secolo, sotto la direzione di Jean-Martin Charcot, celebre neurologo e maestro di Freud, la Salpêtrière divenne teatro di esperimenti clinici e dimostrazioni pubbliche in cui le pazienti venivano esibite come ‘isteriche’ davanti a medici e curiosi.
Charcot fu tra i primi a tentare una classificazione scientifica dell’isteria, sostenendo che si trattasse di una patologia neurologica con basi fisiologiche e non solo un disturbo immaginario. Per dimostrarlo, utilizzò l’ipnosi e la fotografia, documentando le crisi delle sue pazienti in una serie di immagini che divennero iconiche.
L’isteria di Augustine
Modello ideale per le dimostrazioni pubbliche di Charcot era la giovane Louise Augustine Gleizes, le cui fotografie in stati di estasi e contorsione contribuirono a fissare l’idea dell’isteria nell’immaginario collettivo. Considerata tra le figure più emblematiche dell’ospedale della Salpêtrière divenne infatti la paziente-simbolo degli studi sull’isteria. I suoi attacchi venivano regolarmente documentati e mostrati durante le celebri lezioni pubbliche, in cui Charcot esibiva le pazienti come casi clinici davanti a un pubblico maschile di medici, studenti e intellettuali. Dopo anni di trattamento, stanca di essere esibita come oggetto di studio, Augustine fugge dall’ospedale a 19 anni vestita da uomo, facendo perdere le proprie tracce. La sua storia emerge in entrambi i romanzi.
La follia tra realtà e finzione
Mascarell, utilizzando un approccio maggiormente storico, fa riferimento al secondo volume di Iconographie photographique de la Salpêtrière e descrive Augustine come una ragazza forte, intelligente, alla quale però piace attirare l’attenzione, capricciosa, civettuola, troppo pulita e ordinata, con l’aspetto da donna nonostante abbia quindici anni. Dati facilmente rintracciabili alle pagine 124 – 128 dell’iconografia fotografica (https://archive.org/details/McGillLibrary-osl_iconographie-photographique_WMB775i1880-v2-18483/mode/2up).
Victoria Mas, invece, appella agli artifici letterari mescolando realtà e finzione. Il romanzo infatti, apre con Louise, la quale sta per essere esibita in una delle dimostrazioni di Charcot. La ragazza abbandona la reticenza animata dalla speranza: “Diventerò famosa come Augustine, vero?”. Non a caso, Louise è il primo nome di Augustine Gleizes. Il personaggio di Victoria Mas sembra essere l’incarnazione della vera Augustine, una nuova versione costretta a ripeterne la storia. Quando la ragazza è violentata da un medico, Mas scrive: “Era perfino arrivata a pensare che fosse successo a un’altra, a una Louise antica, una Louise di prima, una Louise ormai scomparsa dalla sua vita.”
La scrittrice sembra però aprire anche a un’altra possibilità, tra tante Augustine che non ce la fanno, qualcuna ogni tanto ottiene giustizia, come Eugénie che, vestita da uomo, si lascia alle spalle l’opprimente gabbia di Salpêtrière.
I trattamenti alle pazienti
Entrambe le autrici riportano inoltre i terribili trattamenti riservati alle pazienti. Mascarell parte dalle considerazioni di Platone secondo cui l’utero poteva vagare per tutto il corpo provocando numerose malattie, mettendo in luce come le pratiche arcaiche di suffumicazioni all’interno della vagina lasciano il passo a nuove teorie che non individuano la causa dell’isteria in un punto preciso del corpo.
Mas colloca la sperimentazione sulle donne all’inizio dell’Ottocento, quando l’utilizzo delle catene – la cui abolizione avvenne alla fine del secolo precedente grazie al medico Philippe Pinel – venne sostituita da compressori ovarici, psicotropi e l’utilizzo di metalli, fino all’impiego dell’ipnosi con l’arrivo di Charcot.
La spettacolarizzazione della follia
Adesso “Le pazze avevano smesso di spaventare, ormai affascinavano”, per questo venne istituito il ballo di quaresima. Sebbene sia difficile rintracciare tra le fonti storiche dati inerenti all’evento di un ballo all’interno di Salpêtrière, è altrettanto vero che da differenti testimonianze in vari Paesi è plausibile che eventi come questo avvenissero. La spettacolarizzazione dei ‘pazzi’ non è nuova nella storia della salute mentale, esibiti nelle corti dei Re come buffoni, in piazza durante le feste di paese o in un giorno di ‘porte aperte’ in manicomio, i pazienti sono stati messi alla mercé di occhi indiscreti in contesti che spesso perdevano il senso terapeutico.
“Le donne della Salpêtrière non erano più appestate di cui si cercava di nascondere l’esistenza, ma soggetti di svago che venivano esibiti in piena luce e senza rimorsi”, scrive Victoria Mas.
“L’effetto sull’osservatore è di fascino e repulsione. Non ti piace guardarle, ma le guardi con la piacevole angoscia di un autentico voyeur”, scrive Purificació Mascarell.
Sebbene molto diversi per impostazione narrativa e contesto culturale, Mireia e Il ballo delle pazze condividono l’intento comune di fare memoria dell’emarginazione femminile. Donne schiacciate dal potere patriarcale, ritenute pazze per metterne a tacere la libertà femminile, vittime della medicina ma, soprattutto, del giudizio degli uomini.
Attraverso i due romanzi è possibile esplorare come la narrativa contemporanea riscopra e metta in dialogo memorie dimenticate della città di Parigi e delle sue protagoniste.

Mujeres y locura: novelas en comparación
Cómo España y Francia narran la Salpêtrière
Cruce de sufrimientos, diagnósticos y silencios, el Hospital Psiquiátrico de la Salpêtrière marcó profundamente la historia de las mujeres en el París moderno. Dos novelas, una española y otra francesa, vuelven a interrogar ese lugar y lo que representa: Mireia de Purificació Mascarell, publicada por Dos Bigotes, y El baile de las locas de Victoria Mas, publicada en italiano por ediciones e/o y traducida del francés por Alberto Bracci Testasecca. Ambas obras centran la atención en figuras femeninas marginadas, internadas, olvidadas.
En la novela Mireia, Neus es una pintora de veinte años en la España contemporánea, obsesionada con su enigmática amiga, doctoranda en psicología experimental. Mascarell, paralelamente a la historia de las dos jóvenes, recorre la de las mujeres de la Salpêtrière a través de fuentes históricas y referencias artísticas. Mireia no ficcionaliza el triste capítulo de la historia parisina, sino que resalta sus distorsiones, hace memoria y rinde homenaje a miles de mujeres cuyo destino fue marcado por un patriarcado descontrolado. Puedes leer la reseña de la novela aquí.
El baile de las locas está ambientada en el París de 1885. En el hospital de la Salpêtrière son internadas mujeres consideradas locas o incómodas. Entre ellas se encuentra Eugénie, una joven de la burguesía que afirma escuchar las voces de los muertos, y Geneviève, una enfermera devota de la ciencia. A su alrededor se desarrollan las vidas de las pacientes, mientras se acerca el ‘baile de las locas’, un evento social en el que las internas son exhibidas ante la élite parisina. Puedes leer la reseña de la novela aquí.
La Salpêtrière
El Hospital de la Salpêtrière de París nació en el siglo XVII como almacén de pólvora (de ahí su nombre), antes de ser transformado en 1656 por Luis XIV en un gigantesco asilo para mujeres indigentes, prostitutas, ‘locas’ y ‘desviadas’. Con el tiempo, se convirtió en uno de los principales hospitales psiquiátricos de Europa, símbolo del internamiento femenino y del desarrollo de la neurología.
En el siglo XIX, bajo la dirección de Jean-Martin Charcot, célebre neurólogo y maestro de Freud, la Salpêtrière se convirtió en escenario de experimentos clínicos y demostraciones públicas en las que las pacientes eran exhibidas como ‘histéricas’ ante médicos y curiosos.
Charcot fue uno de los primeros en intentar una clasificación científica de la histeria, sosteniendo que se trataba de una patología neurológica con bases fisiológicas y no solo un trastorno imaginario. Para demostrarlo, utilizó la hipnosis y la fotografía, documentando las crisis de sus pacientes en una serie de imágenes que se volvieron icónicas.
La histeria de Augustine
Modelo ideal para las demostraciones públicas de Charcot fue la joven Louise Augustine Gleizes, cuyas fotografías en estados de éxtasis y contorsión contribuyeron a fijar la idea de la histeria en el imaginario colectivo. Considerada una de las figuras más emblemáticas del hospital de la Salpêtrière, se convirtió en la paciente símbolo de los estudios sobre la histeria. Sus ataques eran regularmente documentados y mostrados durante las célebres lecciones públicas, en las que Charcot exhibía a las pacientes como casos clínicos ante un público masculino de médicos, estudiantes e intelectuales. Después de años de tratamiento, cansada de ser exhibida como objeto de estudio, Augustine huyó del hospital a los 19 años vestida de hombre, perdiéndose su rastro. Su historia emerge en ambas novelas.
La locura entre realidad y ficción
Mascarell, utilizando un enfoque más histórico, hace referencia al segundo volumen de Iconographie photographique de la Salpêtrière y describe a Augustine como una chica fuerte, inteligente, a la que le gustaba llamar la atención, caprichosa, coqueta, demasiado limpia y ordenada, con aspecto de mujer a pesar de tener quince años. Datos fácilmente localizables en las páginas 124 – 128 de la iconografía fotográfica.
Victoria Mas, en cambio, recurre a artificios literarios mezclando realidad y ficción. La novela, de hecho, comienza con Louise, quien está a punto de ser exhibida en una de las demostraciones de Charcot. La chica abandona la reticencia animada por la esperanza: “Me haré famosa como Augustine, ¿verdad?” No por casualidad, Louise es el primer nombre de Augustine Gleizes. El personaje de Victoria Mas parece ser la encarnación de la verdadera Augustine, una nueva versión obligada a repetir su historia. Cuando la chica es violada por un médico, Mas escribe: “Incluso había llegado a pensar que le había pasado a otra, a una Louise antigua, una Louise de antes, una Louise ya desaparecida de su vida.”
La escritora parece, sin embargo, abrir también otra posibilidad: entre tantas Augustine que no lo logran, alguna de vez en cuando obtiene justicia, como Eugénie que, vestida de hombre, deja atrás la opresiva jaula de la Salpêtrière.
Los tratamientos a las pacientes
Ambas autoras también relatan los terribles tratamientos reservados a las pacientes. Mascarell parte de las consideraciones de Platón según las cuales el útero podía vagar por todo el cuerpo provocando numerosas enfermedades, destacando cómo las prácticas arcaicas de fumigaciones dentro de la vagina dan paso a nuevas teorías que no identifican la causa de la histeria en un punto preciso del cuerpo.
Mas sitúa la experimentación sobre las mujeres a principios del siglo XIX, cuando el uso de cadenas – cuya abolición tuvo lugar a finales del siglo anterior gracias al médico Philippe Pinel – fue sustituido por compresores ováricos, psicotrópicos y el uso de metales, hasta la utilización de la hipnosis con la llegada de Charcot.
La espectacularización de la locura
Ahora “Las locas habían dejado de asustar, ahora fascinaban”, por eso se instituyó el baile de Cuaresma. Aunque es difícil encontrar en las fuentes históricas datos relacionados con el evento de un baile dentro de la Salpêtrière, también es cierto que, según diferentes testimonios en varios países, es plausible que eventos como este ocurrieran. La espectacularización de los ‘locos’ no es nueva en la historia de la salud mental; exhibidos en las cortes de los reyes como bufones, en la plaza durante las fiestas del pueblo o en un día de ‘puertas abiertas’ en el manicomio, los pacientes han sido puestos a merced de miradas indiscretas en contextos que a menudo perdían el sentido terapéutico.
“Las mujeres de la Salpêtrière ya no eran apestadas cuya existencia se intentaba ocultar, sino sujetos de entretenimiento que eran exhibidos a plena luz y sin remordimientos”, escribe Victoria Mas.
“El efecto sobre el observador es de fascinación y repulsión. Odias mirarlas, pero las miras con la agradable angustia de un auténtico voyeur”, escribe Purificació Mascarell.
Aunque muy diferentes en su enfoque narrativo y contexto cultural, Mireia y El baile de las locas comparten la intención común de hacer memoria de la marginación femenina. Mujeres aplastadas por el poder patriarcal, consideradas locas para silenciar su libertad femenina, víctimas de la medicina, pero sobre todo, del juicio de los hombres.
A través de las dos novelas es posible explorar cómo la narrativa contemporánea redescubre y pone en diálogo memorias olvidadas de la ciudad de París y de sus protagonistas.
venerdì, 30 maggio 2025
In copertina: La copertina di Mireia (particolare per ragioni di layout); nel pezzo, il secondo dei due libri recensiti