
Diana Itzu Gutiérrez Luna e la creatività dei bambini zapatisti
di La Redazione di InTheNet (traduzione dallo spagnolo di Simona M. Frigerio)
Come avevamo scritto (1) questo sarà un anno lungo per il Chiapas zapatista grazie a una serie di eventi, anche artistici, tesi a ripensare il futuro in maniera più armonica con la natura e i popoli che ci circondano.
Come ci informa Diana Luna, alcune iniziative degli ultimi mesi sono state dedicate a stimolare la creatività nei bambini e nelle bambine.
“Per cinque giorni, nella Caracol(2) 07 Jacinto Canek, decine e decine di bambine e bambini zapatisti hanno disegnato una costellazione: di fronte, da un lato, dall’altro, dietro, in altezza e in profondità danzando e giocando in una simultaneità dinamica e rotatoria nelle sette direzioni – i quattro punti cardinali oltre al centro, al cielo e a ciò che c’è sotto – come da cosmogonia maya” – scrive la stessa Luna.
Sono trascorsi trentun anni, dal 1° gennaio 1994, ovvero dal giorno in cui il popolo del Chiapas ha deciso di recuperare la propria terra, 700mila ettari, e la sua eredità storica, culturale e di prassi politica si è trasmessa nei bambini e nelle bambine, che hanno partecipato alle giornate dedicate al “día Después”, il giorno dopo la tormenta, il giorno in cui tutti quanti (in Chiapas e nel resto del mondo) assaporeremo finalmente la pace, “la libertà e la giustizia divenuti pratica quotidiana nell’arte della vita, tessuta con piccole mani, salde e amorevoli, di coloro che si prendono cura della memoria delle passate generazioni e, in parallelo, ereditano quella viva della resistenza e della ribellione”.
Il palco come spazio di trasformazione oltre che di rappresentazione
Per sintetizzare tutto ciò a livello teatrale, si è scelto di mettere in scena la stessa natura, grazie a decine di “bambini e bambine per rappresentare pappagalli, canguri, giaguari, farfalle, pulci, scimmie, tartarughe, cervi, orsi polari e delfini: tutte le creature in allerta e attente a difendere la Madre Terra” (3).
In questo universo, le api incarnano, a loro volta, “l’organizzazione e il lavoro collettivo”, mentre la formica, più che la parsimonia come nella favola di Esopo, “la perseveranza e la forza di fronte agli ostacoli; il pinguino, la resistenza e la fermezza nell’affrontare i rigori climatici e le tormente; mentre il colibrì, la leggerezza, la volontà inesauribile e la precisione nell’agire”. Perché il disegno zapatista non è solamente difendere la Grande Madre, ma intraprendere un percorso comunitario verso l’intera umanità.
Nel medesimo lavoro teatrale, Luna ci informa che “la voce delle bambine” ha consegnato al pubblico un messaggio preciso, ovvero che si augurano la fine del sistema capitalistico e che non bisogna accettare padroni – mostrando il proprio senso per la libertà e la determinazione a continuare il lavoro fin qui svolto, insieme all’intera comunità zapatista.
I bambini e le bambine, in Chiapas – sottolinea Luna – continuano a giocare nell’innocenza dell’infanzia presente, ma non per questo mancano della “capacità di reazione, intuizione, sensibilità e compassione. Dispiegandosi dal cuore della Madre Terra fino a convertirsi in semi di rivoluzione per la vita, dove ciascun palpito infantile risuoni della sensibilità umana che il mondo ha dimenticato”.
(1) L’articolo precedente
(2) Le Caracoles sono centri politico-culturali situati nelle regioni autonome di auto governo zapatista
(3) Il video dello spettacolo teatrale:
https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/04/23/obra-de-teatro-la-naturaleza-se-revela-y-se-rebela/
venerdì, 6 giugno 2025
In copertina: Immagine di Stefano Ferrario da Pixabay