
Lucia Franchi e Luca Ricci
Quando il teatro è necessario
di Simona Maria Frigerio
Dopo aver intervistato Andrea Adriatico sul suo nuovo spettacolo, 7 bambine ebree. Un’opera per Gaza (1), che debutterà il 16 luglio a Kilowatt, abbiamo deciso di contattare gli ideatori e organizzatori del Festival – Lucia Franchi e Luca Ricci.
In un’epoca in cui tifoserie e steccati dividono la società senza produrre un pensiero che sia insieme critico e costruttivo, anche la scelta di presentare uno spettacolo in un Festival può generare timori di essere attaccati o fraintesi – dai media come dalle amministrazioni o dagli stessi spettatori. Proprio per questa ragione abbiamo deciso di iniziare la nostra chiacchierata con Luca Ricci ponendogli questa domanda: scelta difficile o dovuta per un Festival affrontare il tema palestinese?
Luca Ricci: «La seconda senza dubbio. Lucia e io crediamo che i festival e gli eventi culturali, più in generale, devono prendere posizione e contribuire a una presa di coscienza sulla situazione specifica del conflitto israelo-palestinese, il quale, in realtà, non si potrebbe nemmeno definire così perché ci troviamo di fronte a un’invasione di Israele, a una rivalsa assolutamente sproporzionata rispetto a un atto – sì, grave – compiuto da Hamas il 7 ottobre del 2023. Non tale, però, da giustificare la violenza sistematica e il genocidio che è in corso a Gaza. La scelta è, quindi, assolutamente dovuta. Anzi, bisognerebbe fare di più tutti quanti. Non è un caso che il titolo di Kilowatt, quest’anno, sia Un’invincibile estate, ovvero un riferimento sottile proprio a tale problematica. Anche perché veniamo da un inverno di violenza, scandito da aggressioni assolutamente sproporzionate da parte di un popolo nei confronti di un altro. E sproporzionata è sia la reazione di Israele, sia la forza che sta impiegando».
Dalla Covid alla Palestina, sono pochissimi i testi che si confrontano con le tematiche più urgenti. Perché il teatro fatica tanto a raccontare la contemporaneità?
L. R.: «Credo esista questa fatica ma, a volte, occorre anche prendere le distanze da un evento per poterlo raccontare. Esistono eccezioni che vanno salutate in maniera positiva, ma non penso che sia ‘premeditato’ il non voler affrontare certi argomenti. Semplicemente – e lo dico anche come autore – dato che il teatro non è cronaca, molti hanno bisogno di assumere una certa prospettiva rispetto agli avvenimenti, che non sia quella del mero racconto. Ovviamente esiste anche un teatro che si esprime in tal modo. Non l’ho visto personalmente, ma ho sentito parlare dell’ultimo spettacolo di Kepler-452, i quali hanno scelto di salire a bordo della Sea-Watch 5 per documentare i salvataggi dei migranti nel Mediterraneo (2), e trovo che sia una scelta artistica da applaudire – anche se ha un taglio documentaristico. Però credo che il teatro, spesso, possa rielaborare la medesima storia in maniera più inventiva e, in quel caso, ha bisogno di porsi a una certa distanza anche temporale dall’evento. D’altra parte, quanto sta accadendo negli ultimi anni ha cambiato la prospettiva antropologica con la quale osserviamo il presente e, quindi, c’è bisogno di raccontare questi fatti, portandoli sulla scena in maniera creativa».
Voi come organizzatori di un Festival molto seguito dal pubblico, temete o vorreste aprire una discussione con gli spettatori grazie alle vostre proposte?
L. R.: «Né Lucia né io temiamo la discussione. Anzi, credo che faccia parte del nostro lavoro aprire conflitti e mettere a confronto punti di vista divergenti. In tale prospettiva i Visionari (3) sono un osservatorio molto stimolante. Siamo felici che in questo gruppo vi siano anche voci discordanti tra loro. Quest’anno, vi partecipano persone dai 18 agli ottant’anni e la trasversalità generazionale è un punto in più – dato che i giudizi riguardo alla società e alla politica possono essere molto diversi. Ad esempio, quest’anno alcuni tra i visionari hanno un passato vicino a Comunione e Liberazione e, altri, sono più prossimi alla destra – rispetto a Lucia e a me; ma credo che tutto ciò dia maggior valore al gruppo e anche se, spesso, il loro punto di vista non coincide con quello di Lucia e mio, è interessante come il teatro diventi una palestra dove esercitare il diritto di esprimersi proponendo la propria prospettiva sul mondo e sul presente. Faccio un altro esempio. Alcuni possono non essere d’accordo sul matrimonio egualitario – tematica centrale in uno spettacolo – ma questo è solo il tema, mentre noi vogliamo valutare anche la forza dell’estetica e la sua capacità di sviscerare la problematica e aprire la nostra mente a delle domande. Il fatto che tutti insieme, i Visionari, riescano a essere società confrontandosi sui più diversi argomenti è la vera forza del progetto. Questo, al contrario, non accade più nella nostra realtà quotidiana – dove siamo polarizzati e non riusciamo mai a comunicare. Quindi, se il Festival genera discussioni in questo senso, su temi del presente, trovo che il risultato sia di sicuro interesse. Dopodiché, personalmente, apprezzo che si apra veramente una discussione e non che si lotti in maniera pregiudiziale contro l’altro da sé o si creino partigianerie e si innalzino ulteriori steccati. Il tema deve essere messo al centro, ma intorno si dovrebbero riunire più prospettive: questa è discussione ed è esattamente il contrario dello scrivere un post – che taglia con l’accetta l’argomento perché, essendo troppo breve e da fruirsi velocemente, vuole arrivare all’obiettivo e non può farlo altrimenti. La forza del teatro risiede anche nei suoi tempi: ci obbliga a sederci e ad ascoltare e pensare. Il teatro, secondo me, può essere un antidoto alle partigianerie – che non servono assolutamente a niente, in quanto non ci fanno mai afferrare un pensiero diverso, nuovo, ma ci permettono di gongolarci nella nostra comfort zone».
A questo punto, prendiamoci anche noi un attimo per pensare a quanto ha detto finora Luca Ricci, prima di passare alla seconda parte dell’intervista, pubblicata da
https://teatro.persinsala.it/ritratti-dautore-luca-ricci-presenta-kilowatt-festival/69889/
– che spazierà sulle altre proposte del Festival.
(1) La prima parte dell’intervista ad Andrea Adriatico:
e la seconda:
https://teatro.persinsala.it/intervista-ad-andrea-adriatico/69875
(2) Sull’esperienza di Kepler 452, si veda:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/28/a-place-of-safety-viaggio-nel-mediterraneo-centrale-kepler-452/7895226
(3) Chi sono i Visionari:
https://www.kilowattfestival.it/visionari
venerdì, 13 giugno 2025
In copertina: Luca Ricci e Lucia Franchi (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di Kilowatt Festival)