
Palazzo Blu si conferma sede del contemporaneo
di Simona Maria Frigerio
Fino al 9 novembre proseguirà la mostra della fumettista – premio Gran Guinigi come Miglior Disegnatrice a Lucca Comics & Games 2017 – grazie a unpercorso a ritroso nel tempo.
Si inizia dal 2020 con Evase dall’harem, un fumetto che racconta di due giovani vissute ai tempi dell’Impero Ottomano, Zennur e Nuryé (figlie di Mehmed Nury Bey, Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri durante il sultanato di Abdul-Hamid II), fuggite a Parigi nel 1906. Nella ville lumière, sebbene – grazie anche alla loro buona educazione – riescano a introdursi nell’ambiente intellettuale e artistico del centro par excellence dell’epoca, riscoprono altresì la loro alterità orientale e scoprono la triste miopia occidentale nell’osservarle senza ‘vederle’. Le tavole in scala di grigio sono esposte al piano terra e narrano, attraverso un tratto nervoso e asciutto, anche l’epoca in cui le due donne vissero. Si noti la tavola che mostra un muro di mattoni sul quale campeggia la scritta Women’s Suffrage (battaglia già molto viva e sentita nei Paesi di origine anglosassone) così come quella con un transatlantico sullo sfondo, a ricordarci dei viaggi transoceanici – condivisi dai migranti in cerca di fortuna nelle Americhe, e dai ricchi europei in vena di danze sotto le stelle in stile Titanic.
Nella medesima sala, Leda. Che solo amore e luce ha per confine (fumetto di poco antecedente, targato 2016). Un racconto dedicato a Leda Rafanelli, anarchica, scrittrice, musulmana, donna che, con piglio indipendente e una forte vena ideologica, affronta le sfide del Novecento, cimentandosi anche in diverse imprese editoriali con i propri compagni di vita e lavoro. Anche in questo caso le tavole, in bianco e nero con sfumature d’azzurro, raccontano – attraverso una storia personale – un’intera epoca e le sue contraddizioni. Il tratto è ancora più essenziale e marcato e i rimandi ad alcune immagini artistiche iconiche sono evidenti – anche se e quando non voluti. Si veda la tavola che raffigura un bombardamento della Seconda guerra mondiale e lo si confronti con il movimento centripeto e l’uso dello sguardo prospettico (dall’alto ed esterno alla scena) di Rissa in galleria di Umberto Boccioni (1910). Ma anche i treni carichi di soldati in partenza per la cosiddetta Grande Guerra, coi vagoni ricoperti di scritte, quali O Trento o morte, non può che rammentarci tante scene analoghe in film famosi.
Il percorso espositivo prosegue al quarto piano
In Italia sono tutti maschi, del 2008, descrive con il piglio del fumettista la stessa vicenda del film Una giornata particolare, per la regia di Ettore Scola, ovvero la condanna al confino degli omosessuali durante il regime Fascista. Anche l’anno dal quale questo racconto/reportage parte è il medesimo, il 1938 – quando Hitler fece visita all’amico Mussolini a Roma. Qui, però Colaone, e de Santis tratteggiano anche gli anni successivi, in cui il loro protagonista, Antonio Angelicola, detto Ninella, è costretto a vivere sull’isola di San Domino, nell’arcipelago delle Tremiti. Il tratto che denota le tavole in china su carta ha un che di ‘maschio’, di razionalista, quasi a sottolineare anche graficamente che «In Italia sono tutti maschi» – celebre frase con la quale Mussolini aveva liquidato la questione omosessuale, lasciando alle Prefetture il compito di deportare i ‘femminielli’ ufficialmente come prigionieri politici. Tremendo ma sempre meglio di ciò che accadeva in Germania dove, dopo la Notte dei lunghi coltelli del 1933 (raccontata anche da Yukio Mishima nell’opera teatrale, Il mio amico Hitler), le persecuzioni contro i famigerati ‘triangoli rosa’ arrivarono alla deportazione nei lager insieme a dissidenti politici, ebrei, rom, degenti psichiatrici, eccetera.
Ciao Ciao bambina (del 2010) rievoca le migrazioni degli italiani, usando un celebre refrain di Domenico Modugno. La vicenda è più personale, essendo la storia della madre dell’artista, emigrata in Svizzera dalla campagna friulana, e dell’incontro col futuro marito, tra il 1959 e il 1960. Qui troviamo tavole a pastello su carta, prove di stampa a colori che esaltano rotondità e morbidità che i lavori successivi (sebbene esposti in mostra nelle sale precedenti) non avranno. Vi si riscontrano una maggiore attenzione al dettaglio, alla raffigurazione (rispetto alle didascalie) e alle espressioni della protagonista, che cambia anche fisicamente con il passare degli anni e la stratificazione di esperienze successive – lo studio di un’altra lingua, il lavoro che le permette di ottenere l’indipendenza economica, l’affrancamento da una condizione rurale e di ristrettezza moralistica provinciale in favore di una consapevolezza di donna e individuo finalmente liberata.

Last but not least, Ariston (del 2008), narra in uno spazio ben delimitato – l’hotel omonimo sulla costa adriatica – la storia di tre donne e di altrettanti, precisi momenti storici. Ci troviamo di fronte a Renata, proprietaria dell’albergo; Roberta, borghese emancipata (ma non tanto) sposata con un amministratore delegato; e una disincantata ex mannequin, Bianca. Come in una pellicola a episodi, a scandire la vicenda anche tre anni in particolare – il 1955, il 1966 e il 1975 (quando si approva la Riforma del Diritto di famiglia). Non mancano però alcuni flashback. Il tratto sulle tavole, in china e grafite su carta, ha persino una maggiore sinuosità che in Ciao Ciao bambina. Ci si trova di fronte a una pennellata pittorica e poetica, come nel caso della descrizione della morte per annegamento della ventunenne Wilma Montesi (datata 9 aprile 1953). E, nonostante i tre atti/anni dovrebbero ispirarsi ad altrettanti registi, Zurlini, Fellini e Antonioni, noi vi ravvediamo di più il rimando a un Giuseppe De Santis con il suo Riso amaro e, per gli anni Settanta, a Lina Wertmuller regista di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
In mostra anche un interessante video in cui Colaone racconta i suoi lavori e la sua visione del mondo.
La mostra continua:
Sara Colaone. Storia e storie del ʻ900 a fumetti
a cura di Giorgio Bacci
Palazzo Blu
Lungarno Gambacorti, 9 – Pisa
fino a domenica 9 novembre 2025
orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle 19.00; sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle 20.00
venerdì, 20 giugno 2025
In copertina e nel pezzo: Particolare (per ragioni di layout) dell’illustrazione di Sara Colaone per il manifesto della mostra Sara Colaone. Storia e storie del ‘900 a fumetti. China, acquerello e grafite su carta, 25×35 cm