Ipotesi di futuro2 e Art Fiction
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Due esposizioni inaugurano l’edizione 2025 della Xa edizione di Over the Real, l’International Video & Multimedia Art Festival, che si terrà a Lucca e a Pietrasanta, dal 10 al 28 settembre – sempre a cura di Veronica D’Auria, Lino Strangis e Maurizio Marco Tozzi.
Per l’inaugurazione, il secondo piano di Palazzo Guinigi – a Lucca – si è diviso fra tre installazioni di videoarte e una mostra di pittura iperrealista firmata da Giuseppe Veneziano – a cura du Alessandro Romanini.
Iniziamo il nostro tour materialmente virtuale da Ipotesi di futuro2, dove Emanuele Baccigalupi presenta Memorie dal cosmo (2025). Il focus del video sembra essere l’overloading di notizie/nozioni trasmesse: troppa informazione equivale a nessuna informazione (Chomsky docet). Tutto e il suo contrario. L’entertainment e la guerra non sono che riflessi complementari e distopici di un unico GF – che non ha nemmeno più bisogno di un volto individuale e di essere parte di una comunità pensante e agente, in cui ognuno “trovi il suo posto”. Quel volto è sostituito da un mix di pixel impazziti, indecifrabili come il potere ‘alieno’ che ci governa. Come impazziti sembrano gli slogan che avrebbe potuto generale Philip P. Dick con la sua Trilogia di Valis: “La paranoia di Dio deve essere punita”; o Isaac Asimov con l’ultimo racconto della sua raccolta, Io robot, che nega la capacità dell’essere umano di essere insieme in pace e felice.
Nella sala centrale, Gennifer Deri presenta una serie di schermi che proiettano in loop e con uno sfasamento temporale il medesimo video. Il progetto si intitola Beyond the last image (2025). Di fronte a noi un mix di immagini generate dall’IA che rispondono alla domanda, proposta a persone diverse: “Qual è l’ultima immagine che lascereste all’umanità?”. Il risultato è flou e roseo cipria come la pubblicità del lievito di una nota casa dolciaria. La diversità, l’unicità delle risposte si presenta stereotipata in una serie di immagini di una patinatezza edulcorata e con rimandi a un immaginario anime o hollywoodiano già ampiamente saccheggiato. L’etica o la poetica non si sposa con un’estetica estetizzante e omogeneizzante come se, alla domanda in sé capitale, avesse risposto un’unica mente cibernetica e priva di pancia. In tempi come i nostri questo universo edulcorato è talmente melenso da appiccicarsi alle dita.
Nella terza e ultima sala Filippo Perruzza propone Naturaquies (2025). Stilizzati universi in bianco e nero vibrano – anche grazie al sound ambientale – tra rimandi naturali, rielaborazioni tecnologiche di un futuro distopico in cui vedremo una stazione radio aprirsi nella corolla di un fiore, ma anche onde e frequenze che turbinano in un universo ove l’energia (come nella filosofia buddhista) crea la materia e la vita (umana). E viene in mente un altro passo di Dick quando uno dei suoi personaggi, illuminati o bruciati dall’Lsd, afferma che “il tempo è spazio”. Citando da Valis, Parsifal afferma: «Mi muovo solo di poco, eppure già mi sembra di essere andato lontano» e Guernemanz risponde: «Vedi, figliolo mio, qui il tempo si tramuta in spazio». Lo spazio che può percorrere il gabbiano Jonathan Livingston in un solo volo di sapienza. Immersione affascinante di una purezza quasi astratta.
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Sullo stesso piano, Alessandro Romanini presenta le opere pittoriche iperrealiste di Giuseppe Veneziano, che parte dall’immaginario dei cartoon non diversamente da Roy Lichtenstein (il quale, però, usava la retina tipografica per restituire le variazioni di colore che saranno il tratto iconico delle sue stampe, e le scene di fumetti estrapolate dal loro contesto dipinte con colori a olio senza sfumature).
Anche Veneziano estrapola – in Art Fiction – le icone dell’immaginario fumettistico così come i volti di star quali Marilyn e Charlot e, attraverso le sue campate piatte, ne restituisce un’immagine insieme disneyana (o pop) e, insieme, perturbante grazie a una forma di sfasamento facilmente individuabile. Pippo e Topolino, men in black, sparano in sincrono come i protagonisti di Pulp Fuction, John Travolta e Samuel L. Jackson; mentre lo Study from Portrait of Pope Innocent X di Francis Bacon (1965) vede il suo protagonista messo a tacere con la museruola usata su Hannibal in Il silenzio degli innocenti.
Godibile gioco di specchi a tratti divertente, con un pizzico di poesia quando a strappare la scena sono il monello e Charlot, urticante nella rivisitazione dell’Ultima cena e della Crocifissione ai tempi dei selfie e della spettacolarizzazione del dolore e della morte. In altri casi démodé quando vorrebbe essere forse soft porno (Batman che bacia l’Uomo ragno o quest’ultimo a letto con Cicciolina). Joker, dopo il sequel, ha perso qualsiasi mordente.
Entrambe le esposizioni, a ingresso libero, resteranno aperte fino al 28 settembre. Per l’intero programma di Over the Real Festival, si può consultare, su Instagram, @over_the_real.
venerdì, 19 settembre 2025
In copertina: La Locandina del Festival

