Dal Lungarno ai bords de Seine
di Simona Maria Frigerio
Atmosfere. A volte, l’arte ciò che sa ricreare è semplicemente questo: il ricordo, la saudade, di un particolare contesto storico e di un milieu sociale e artistico.
La Belle Époque (a cui si ispira la mostra autunnale di Palazzo Blu) parte dalla fine del II Impero, con l’esilio di Napoleone il Piccolo (come lo soprannominò Victor Hugo) e dalla nascita del Regno d’Italia, e arriva alla chiamata alle armi della Grande Guerra. Un periodo caratterizzato dai profumi di mughetto delle governanti e dalle fragranze di lavanda dei campi provenzali dell’Impressionismo en plein air, ma anche dell’acre odore del sangue che scorreva a Sedan come sulle barricate della Comune; dai fruscii di abiti in satin e ticchettii di bastoni col pomo in avorio o in argento ritratti con raffinatezza da un Boldini, ma anche dal rombo dei cannoni; dallo scalpiccìo di cavalli lungo i viali alberati, restituiti alle nostre orecchie dalle pagine – posteriori – della Recherche, eppure straziati sui campi di battaglia del conflitto franco-prussiano; dalla maturità dell’Impressionismo e dalla nascita del Neo-impressionismo (che ne colsero fulgori e contraddizioni).
Come spiega in conferenza stampa la professoressa Francesca Dini, la Belle Époque nasce con la sconfitta della Francia, l’assedio di Parigi da parte prussiana e la repressione del primo esempio di autogoverno della storia contemporanea con il massacro dei comunardi. E rinasce grazie a un’operazione di maquillage et propagande operata anche dall’arte (spesso capitanata da pittori italiani, quali Zandomeneghi, Boldini e De Nittis), dalla moda, dai café-concert, dalla letteratura di evasione, dai nuovi costumi parigini – ossia, le gite in campagna, la domenica sul Lungosenna, le corse dei cavalli, le serate all’Opéra. Una leggerezza ostentata, una grandeur, che trasformerà Parigi, sconfitta e lacerata, nella Ville Lumière.
Entriamo nel vivo della mostra
La prima opera del periodo è Sulla panchina al Bois di un Giovanni Boldini di una freschezza impressionista, solare e ‘scapigliata’ (olio su tavola, 1872). Poco oltre, Ritorno dalle corse di Giuseppe de Nittis (olio su tela, 1875), con una diagonale che più che imprimere profondità suddivide la tela in due piani, quello occupato dallo scorrere delle carrozze e quello, caratterizzato da staticità, delle donne alla moda coi loro ombrellini vezzosi e degli uomini eleganti in frac e tuba grigi.
Nella sala successiva, il più pungente Antonio Mancini con Bambino con pezzo di pane (olio su tela, 1870) e Le due bambole (olio su tela, 1876), che sembra denunciare nelle sue opere povertà e prostituzione (perché, cos’è una prostituta se non un ninnolo con cui giocare e sollazzarsi?).
Già pregno dello spirito modaiolo il Boldini di Berthe esce per la passeggiata (olio su tela, 1874), vede una dama elegante fasciata di sete fruscianti (quasi onomatopeiche alla Pascoli), posizionato accanto a una piccola, curiosa opera di De Nittis, La siesta (olio su tela, 1869) in cui due giovani, avvolte da teli o coperte coloratissime, giacciono rilassate come le odalische di Delacroix ma tra verzure indefinite, colte in un attimo di complicità al femminile.
Nelle sale successive, quasi una copia del Campo di papaveri di Monet (del 1873), il quadro Nei campi intorno a Londra, sempre di Giuseppe De Nittis (olio su tela, 1875): i medesimi fiori di un rosso vivido, l’ombrellino, il cappellino, il sapore impressionista del plein air. Più originale del solito il Boldini di Sulla Senna (olio su tavola, 1877), in cui il pittore dell’aristocrazia e delle dame alla moda si concede il lusso di ritrarre una semplice popolana in barca, con la sua cesta (forse piena di pesci per il mercato?), ed esacerbare metallicamente i riflessi brumosi e specchianti delle acque del fiume. Curiosa – quasi fotografica o à la Doisneau (anche se quest’ultimo costruiva i suoi scatti fintamente rubati) – l’inquadratura scelta da De Nittis per Al Bois: una donna (forse una semplice governante, visto il marmocchio al suo fianco). Osserviamo (foto di copertina), in primo piano ma ripresa di spalle, una giovane osservare al binocolo la corsa delle carrozze, la quale esprime involontariamente, in quel gesto, il desiderio di essere partecipe di una vita più agiata di cui può solamente sbirciare i fasti. Stesso discorso – etico ed estetico – per Alle corse di Auteil – Sulla seggiola (olio su tela, 1883). Mentre, sono quasi Nabis, i candidi ed eterei Effetto di neve e Passeggiata in slitta (entrambi oli su tela del 1875). E ancora, sembra una scena tratta da I Guermantes, Il salotto della principessa Mathilde (olio su tela, 1883) e viene da chiedersi se Proust abbia visto questo quadro di De Nittis mentre scriveva il suo capolavoro: la medesima opulenza, lo sfarzo, la ricchezza un po’ bolsa dell’aristocrazia al tramonto. Con quest’opera si chiude la sala dedicata al maestro di Barletta, ma trapiantato Oltralpe, de Nittis – un nome che andrebbe rivalutato di molto.
Segue una miscellanea di opere del poco noto ma talentuoso Federico Zandomeneghi, come Presso il caminetto (pastello su carta, 1895), la cui mano e tecnica sembrano presagire quelle del Boccioni de La madre (del 1907); di Sisley (uno dei più tenaci maestri dell’impressionismo); e di Auguste Renoir che, nella delicata Jeune fille au ruban bleu (olio su tela, 1888), dipinge uno sfondo emotivamente fiammeggiante, quasi simbolista, contro il quale la pelle diafana, la carne pastosa (come quella di Albertine) e la veste di tela leggera sembrano rischiare di bruciarsi.
Al piano superiore le opere dalle dimensioni maggiori. Si inizia con una discinta Donna con il seno scoperto di Boldini (olio su tela, 1880/85), che ha la freschezza della foto scattata per il proprio album di famiglia: la peluria nera dell’ascella in primo piano e l’incongruenza del corpetto mezzo slacciato col braccialetto d’oro che brilla al polso e il rossetto perfettamente steso sulle labbra, quasi che la giovane si stia rassettando, indolentemente, veste e capelli dopo un incontro amoroso. Anche lo sfondo che la avvolge restituisce un’impressione di quotidianità. La stessa che traspare, gioiosa e vitale, in The Sunday Visit (olio su tela 1887), quadro che stupisce anche per la mancanza di prospettiva, l’appiattimento dei piani tipico, ad esempio, di un Cézanne e il taglio a metà del volto di una tra le figure ritratte. Pubblicitaria, al contrario, la pin-up ante-litteram (con sfondo piatto da manifesto e sempre di Boldini), intitolata Giovane donna in déshabillé (olio su tela, 1878).
Nella sala successiva stupiscono la capacità schiettamente ritrattistica di Boldini alle prese con un volto maschile ne Il caricaturista Sem (olio su tela, 1901), e altre due opere del medesimo artista, che si potrebbero definire pre-futuriste, Nudi di schiena (olio su tela, 1894) e Ragazza che si appunta il cappellino (pastello su carta applicata a tela, 1893). In entrambe a dominare è il senso del movimento: nella prima, dell’ambiente, che pare subire una rotazione centrifuga rispetto alla figura umana centrale e illuminata quasi da un riflettore cinematografico; nella seconda, delle braccia, che paiono sollevarsi di fronte ai nostri occhi per eseguire il gesto insieme utile e vezzoso.
Non possiamo sottrarci al confronto, impietoso dal punto di vista pittorico (sebbene a livello di espressività dei volti entrambi i pittori convincano) tra il rigido e paludato Portait de femme di Jacques-Émile Blanche (olio su tela, 1889): la figura di profilo di una donna che pare esprimere imbarazzo non sapendo dove appoggiare le mani mentre, per ore, si sottopone alla tortura della posa; e il fresco tre quarti, colto quasi al volo da Boldini, di Ritratto della Contessa de Leusse nata Berthier (olio su tela, 1890): praticamente fotografico. Boldini era davvero capace di trasfondere nei suoi soggetti il movimento grazie a quella pennellata veloce che lo rese celebre. Altrettanto naturale la posa scomposta di Ritratto del piccolo Subercaseaux (olio su tela, 1891).
In chiusura, da notare, In lettura sul mare di Vittorio Matteo Corcos (olio su tela, 1910), che ci ricorda le atmosfere de Il giardino dei Finzi Contini.
Una mostra per riassaporare la Madeleine di Proust, vagando nei giardini degli Champs-Elysées.
La mostra continua:
Palazzo Blu
Lungarno Gambacorti, 9 – Pisa
fino a martedì, 7 aprile 2026
orari: da lunedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle 19.00; sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle 20.00
Belle Époque
a cura di Francesca Dini
realizzata in collaborazione con MondoMostre
con il contributo di Fondazione Pisa
venerdì, 17 ottobre 2025
In copertina: Al Bois: una donna, Giuseppe de Nittis, photo credits Unosei, Arteinvideo

