Educare bambini e bambine all’uso dell’intelligenza artificiale a fini di guerra
di Federico Giusti
Le immagini dei bambini-soldato vengono accompagnate da note di biasimo e di condanna, da appelli alla tutela della infanzia per mantenerla lontana dagli scenari bellici. E solitamente assoldare bambini e ragazzi per la guerra è considerato riprovevole per la cultura occidentale e i suoi governi, ma questa distanza è più fittizia che reale: le milizie nel mondo sono armate dai Paesi occidentali per spartirsi terre rare e metalli, depredando le ricchezze di aree sconosciute ai cittadini comuni.
Detto ciò, bisogna ricordare la incessante propaganda di guerra che avviene in molteplici forme – anche con il semplice coinvolgimento di scolaresche in visite guidate alle basi militari o portandole alle esibizioni dell’aeronautica militare – facendo loro credere che le sole attività svolte sono quelle di natura umanitaria.
Il governo lituano ha recentemente annunciato un ambizioso programma di formazione rivolto anche a bambini e bambine di età tra gli 8 e i 10 anni al fine di insegnare loro a costruire e pilotare droni. Tra l’imbracciare un fucile d’assalto e pilotare un drone verso obiettivi civili e militari esistono differenze sostanziali? Ovviamente no. Questi programmi sono destinati a moltiplicarsi nei prossimi mesi nell’ottica di potenziare le capacità di resistenza davanti a eventuali minacce esterne che si dà per scontato arrivino dalla Russia.
E a quanti obietteranno sulla militarizzazione delle scuole e il subdolo arruolamento dell’infanzia a fini di guerra è già pronta la replica, ossia che il nemico di turno (la Russia) è persino più avanti nel coinvolgimento dei giovani nell’ideazione e costruzione di droni kamikaze.
La notizia non ha una fonte certa, non è detto che sia vera dacché la propaganda di guerra è avvezza a produrre notizie sensazionali per accompagnare la pubblica opinione ad assumere le posizioni e gli orientamenti desiderati.
La Lituania sta quindi allestendo sotto il vigile occhio di Ue e Nato un grande laboratorio con veicoli aerei senza pilota, un grande piano di addestramento che non distingue tra civili e militari, tutti e tutte devono servire la patria. E da qui l’arrivo di nuovi programmi di studio per diffondere conoscenze tecniche e abituare all’utilizzo dell’intelligenza artificiale indispensabile per le armi del futuro. Formazione tecnica fin dall’infanzia tra aerodinamica, elettronica di base e lezioni di pilotaggio da remoto, ore di lezioni pratiche e manuali che faranno credere a piccoli studenti di vivere un’esperienza esaltante, da protagonisti di un videogioco – salvo scoprire presto di essere direttamente coinvolti in una guerra sanguinosa.
Parliamo delle competenze denominate STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), le materie da insegnare nelle scuole sono oggetto di profonda revisione. Fin dalla più tenera età dovremo fraternizzare e padroneggiare la tecnica a fini militari – gli stessi libretti di istruzione dovranno adeguarsi a questo scopo utilizzando immagini accattivanti, linguaggi semplici e coinvolgenti. Da qui a tre anni si pensa di avere un centro di controllo per lanciare droni contro la Russia coinvolgendo direttamente la società civile sotto forma di progetti educativi e scolastici, di utilizzo delle tecnologie che si dimostreranno vitali anche a scopi civili
Centri aperti alla partecipazione di cittadini, scolaresche e militari per partecipare attivamente a simulazioni di missioni reali con ampio ricorso alla tecnologia UAV: questa è la realtà della Lituania che, da tempo, ha allacciato rapporti con aziende e università capaci di fornire supporto continuo, processi di formazione e percorsi didattici
Basti leggere Droni autonomi: la corsa alla guerra intelligente e le nuove sfide etiche globali. Ci troviamo di fronte a un modello che presto ritroveremo anche in altri Paesi, un grande processo di militarizzazione della società la cui motivazione è che il Paese deve difendersi dal nemico russo e, per farlo, è indispensabile entrare in possesso di tecnologie per l’uso delle quali serve un piano di alfabetizzazione tecnologica di massa e di adeguamento culturale all’ideologia di guerra.
La piccola Lituania potrebbe essere il trampolino di lancio per la formazione dei cittadini all’uso della UAV, ossia a una feroce militarizzazione della società. Per questo sono favorite le piccole start up attorno a progetti finanziati da Us, Nato, Ue e dai Paesi che svolgono un ruolo dirimente nella produzione di droni (Israele e Turchia).
Si vedano su https://www.droneblog.news
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venerdì, 17 ottobre 2025
In copertina: Immagine generata con l’intelligenza artificiale da Vilius Kukanauskas per Pixabay

