Un tranquillo… pomeriggio in ospedale
di Simona Maria Frigerio
Non alle anime morte di Gogol’, ma ai pazienti da 5 minuti a visita de Il medico della mutua (il film del 1968 diretto da Luigi Zampa e interpretato da Alberto Sordi) che ho pensato ritrovandomi, come utente, in uno tra gli ospedali considerati fiore all’occhiello della Sanità pubblica toscana.
Reparto otorinolaringoiatria, un tranquillo lunedì di paura con due soli sportelli aperti all’accettazione, e orde di utenti scalpitanti in fila da ore (immemori tutti dei divieti di assembramento solo di qualche anno fa…). Tutti insieme appassionatamente o… sull’orlo di una crisi di nervi – a seconda del temperamento cinefilo. E io che guardo le lancette dell’orologio e penso che dovrei almeno informare il medico che dovrebbe visitarmi alle 16.00 – ma io sono qui…
Tra me e il medico c’è una solerte infermiera che no, pretende che prima faccia l’accettazione perché altrimenti sarebbe scorretto per gli altri utenti. Le domando perché sarebbe scorretto farmi visitare puntualmente alle 16.00 come da appuntamento e poi fare la fila per un’accettazione che si dimostrerà, una volta di più qui in Toscana, assolutamente inutile (visto che si paga alle Casse automatiche e la pratica di accettazione si riduce a mettere un numero di chiamata astruso sulla ricetta: io sarei il 527. Prima di me non ne chiameranno ovviamente 526!, bensì solo il 530, il 540, il 550 perfino… Così, a puffo!).
Comunque contro la burocrazia è inutile usare il buon senso. Faccio la coda per ottenere un numero inutile e arrivo in Sala d’aspetto con 20 minuti di ritardo. Attendo. Dopo un’ora chiamano il 523. Ci siamo, penso tra me e me, illusa. Chiameranno il 530, il 540, il 550. E nel frattempo medici e infermiere se ne andranno a casa uno dopo l’altra. Alle 17.30 restiamo io e una signora – credo – giapponese (visto che non riesce a capacitarsi per il ritardo di ore, provenendo da un Paese in cui ci si scusa se un treno arriva 2 minuti in ritardo) col figlio – e, ovviamente, la donna delle pulizie.
Mi alzo presa dallo sconcerto o dallo sconforto e prendo a vagare tra studi medici con le luci spente e corridoi vuoti, mentre sento la donna delle pulizie arrabattarsi con ramazza e secchio dietro una porta accostata.
Alla fine la famosa infermiera fa capolino e la blocco chiedendole quando mi chiamerà lo specialista. È il 6 ottobre e attendo questa visita da luglio. Lei telefona e afferma che il medico è ancora in studio. In realtà, è chiuso in bagno. Ci resterà altri 20 minuti per poi uscirne per lamentarsi che tutti i giorni litiga con l’amministrazione perché, mancando gli impiegati, resta ore in attesa dei pazienti bloccati in accettazione. Lo avverto che non sono la sola. Sospira. E poi gli tocca richiamare un’assistente – per l’ennesimo esame inutile, visto che ne ho già fatti tre identici – che, se non era già arrivata a casa, almeno al parcheggio sì: visto che indossa la giacca a vento e che arriva, dopo 10 minuti, trafelata.
La visita tanto agognata alla fine è il vuoto pneumatico: il giovane otorinolaringoiatra crede che i problemi dell’orecchio inizino e finiscano col timpano, al massimo con la Tuba di Eustachio. Tutto il resto per lui è liquidarmi velocemente con un non so, non mi compete e una prescrizione per il Pacchetto Audiologia. Così lo definiscono nella cosiddetta struttura di eccellenza. È il 6 ottobre. Attendo una risposta da luglio. Ma la prima visita possibile nell’ospedale fiore all’occhiello – e in tutta la Toscana – è per il 3 agosto 2026.
Se sarò ancora viva, vi aggiornerò.
venerdì, 24 ottobre 2025
In copertina: Locandina de Il medico della Mutua, uno dei film culto della commedia all’italiana – quando aveva ancora qualcosa da dire

