Il Castello
Centro medievale nel Salento barocco
di Luciano Uggè
Da una collina che domina campi fertili e al sicuro dalle scorrerie dei Seraceni, Specchia ha iniziato la propria ascesa nel Medioevo. Le prime notizie certe riguardanti l’insediamento vedono l’arrivo dei Normanni e la trasformazione in feudo, assegnato a Filiberto Monteroni e, poi, a una successione di casati. Tra alterne vivende che la videro anche quale rifugio per le popolazioni costiere dopo la presa di Otranto, tra il 1480 e il 1481, quando un esercito ottomano attaccò la città salentina, allora sotto il dominio del re Ferrante d’Aragona (lo sbarco avvenne su una spiaggia che prese il nome da questo avvenimento e ancor oggi si chiama baia dei Turchi), Specchia, come il resto del Meridione, si libererà dal giogo del feudalesimo solamente il 2 agosto 1806.
Nel borgo, che abbiamo visitato in una limpida giornata di giugno in cui il sole arroventava il lucore delle abitazioni del centro, in pietra leccese o tufo, spiccano le molte chiese ma anche i resti di un’edilizia civile che vedeva Specchia quale feudo votato alla difesa contro non solamente gli ottomani ma, soprattutto, i capricci di dinastie straniere che insanguinavano a piacimento e sfruttavano le ricchezze del meridione italiano (in queste zone, soprattutto l’olio non solamente per condire ma anche per le lampade e per diverse produzioni). Non a caso, a Specchia – come a Gallipoli – sono ancora presenti alcuni frantoi ipogei, risalenti ai secoli dal XV° al XIX°. Scavati nel banco roccioso per mantenere la temperatura costante ed evitare la solidificazione dell’olio, chiedendo alla proloco locale è possibile fare una visita guidata a quelli restaurati. Al loro interno sono conservate le grandi macine in pietra, un tempo azionate dall’uomo o da una mula, e i numerosi torchi per la spremitura.



Tra le molte chiese, ricordiamo quella dedicata a San Nicola, di origine bizantina ma restaurata nel Cinquecento con navata unica e volta a crociera in conci di tufo, mentre l’altare maggiore è in pietra leccese e data della metà del Settecento. Molto caratteristica anche la chiesa di Sant’Eufemia, eretta tra il IX° e il X° secolo, durante la dominazione bizantina del Salento. La facciata è a doppio spiovente e vanta un arco a tutto sesto per portale, sormontato da una bifora suddivisa da una colonnina con capitello su cui è scolpita una croce lobata, tipica dell’iconografia orientale.
Molto pregevole l’ampia piazza centrale, sulla quale sorge il Castello Risolo, di origine medievale e rimaneggiato più volte tra il XV° e il XVIII° secolo e dotato di torre merlata angolare. Quando lo abbiamo visitato, era in via di ristrutturazione con fondi europei e destinato a usi commerciale e abitativo.
Nei pressi anche il Palazzo Baronale Ripa, risalente al XVII° secolo ma con portico del Novecento. Mentre, poco distante, è possibile visitare gli edifici esterni di Palazzo Coluccia. Eretto agli inizi del XX° secolo ha la carattetistica di conservare (purtroppo in via di disfacimento) le stalle e la cucina, ma in passato ospitava anche stabilimenti di lavorazione e produzione di tabacco, cereali, vino e formaggi.
Infine, nei pressi, segnaliamo la Masseria Cardigliano o Borgo Cardigliano-Greco, un complesso risalente al 1927 per la produzione del tabacco.
Dall’alto delle mura di Specchia si può ancora ammirare la valle, in gran parte a vocazione agricola, e respirare una brezza leggera anche nelle ore più calde della giornata – se la si visita in estate; oppure semplicemente il panorama bucolico in qualunque stagione.
venerdì, 31 ottobre 2025
In copertina e nel pezzo: foto de La Redazione di InTheNet

