Intervista a Noemi Neri
di La Redazione di InTheNet
La nostra corrispondente dalla Spagna ha appena pubblicato una guida per chi, dall’ex Belpaese, voglia cambiare vita emigrando. Partendo dalla propria esperienza personale e dalle problematiche burocratiche (e non) affrontate in questi mesi ha creato un prodotto editoriale pratico, veloce, aggiornato ed esauriente disponibile su Amazon. E a lei abbiamo pensato di rivolgerci anche per capire meglio il fenomeno dei cervelli in fuga, che ormai da anni interessa decine di migliaia di persone (solo nel 2019 sulle 179.505 che se ne sono andate, il 50,5% aveva tra i 20 e i 40 anni – parliamo di 90.674 giovani italiani che, in un solo anno, hanno portato energie, saperi e sogni altrove).
Lei ha deciso di trasferirsi in Spagna a inizio 2022. Cosa l’ha convinta a scegliere tale Paese e a preferire Valencia?
Noemi Neri: «Mi è sempre piaciuta la Spagna per il suo fervore. C’è molto rispetto delle diversità e molta solidarietà. Le persone sono accoglienti e solari, le giornate ‘più lunghe’ pur avendo lo stesso orario italiano (un retaggio del dittatore Franco che, per essere solidale a Hitler, scelse il Central European Time). Apprezzo moltissimo la gestione del tempo, i ritmi più dilatati. È normale adesso cenare tra le nove e le dieci di sera, perché c’è luce fino a tardi, e la giornata, in un certo senso, viene vissuta di più. Ho scelto Valencia per la qualità della vita, non è ancora cara come Madrid o Barcellona. Per certi aspetti è una città molto all’avanguardia, mi riferisco ai musei, ai locali, ai grandi spazi verdi. Allo stesso tempo è in forte sviluppo, in continua espansione, e mi piacciono molto i contrasti che sempre emergono camminando per le strade, tra la tecnologia e i campi coltivati».
Vi è una comunità italiana a Valencia? Si ha difficoltà a incontrarsi o a fare amicizia con i connazionali espatriati? E con i valenciani?
N. N.: «Nella comunità valenciana ci sono circa 30 mila italiani, ovvero l’equivalente di tutti gli spagnoli presenti in Italia. È difficile non sentire parlare italiano per le strade. Ci sono alcune associazioni sul territorio ma non c’è una vera rete che metta in relazione la comunità. Da questo punto di vista mi ritengo fortunata, la mia indole a socializzare, infatti, mi ha portato a conoscere tantissime persone. In primis, rispondendo sui social a coloro che venivano in città per un sopralluogo in vista di un futuro trasferimento. Con alcuni mi sono sentita la telefono, altri via chat, con altri ci siamo incontrati: sono state occasioni per conoscerci e scambiarci informazioni sui documenti, la ricerca della casa, e così via. Sono rimasta in contatto con molti e sono nate anche delle belle amicizie, qualcuno nel frattempo si è anche trasferito. Inoltre, recentemente, ho aperto un gruppo Telegram per creare aggregazione con gli italiani che sono qui e allo stesso tempo avere uno scambio interculturale con le persone del posto. All’interno del gruppo, infatti, ci sono sia italiani che spagnoli. Le proposte di appuntamento variano dalla cena al museo alla gita. Piano piano conto di strutturare degli eventi più complessi che possano coinvolgere sempre più persone, metterle in contatto e fare rete. Sul mio sito internet ho dedicato la pagina Incontriamoci alle modalità di accesso al gruppo».
Perché ha pensato fosse utile condividere la sua esperienza scrivendo una guida per ‘italiani in fuga’?
N. N.: «Perché quando volevo trasferirmi ho fatto molta fatica a reperire le giuste informazioni. La burocrazia di per sé non è sempre lineare e avere chiarezza è fondamentale per agire in maniera corretta e senza perdere tempo. Su internet ci sono blog di persone che raccontano la propria esperienza, ma a volte sono datati e quindi non più validi, altri riportano procedure incomplete o non del tutto corrette. In più, c’è una gestione degli appuntamenti per fare i documenti un po’ faziosa a causa delle agenzie che si propongono come intermediarie, le quali comprano gli appuntamenti e li rivendono a caro prezzo. Avere una guida aggiornata che riunisca in un unico posto tutte le informazioni necessarie per poter essere in regola organizzandosi in autonomia, ritengo che sia un grande aiuto per chi vuole trasferirsi in Spagna. Non solo, ho dedicato parte della guida alle persone che sono appena arrivate e hanno necessità di scegliere il medico, aprire un conto corrente, acquistare una sim spagnola, eccetera».
Finora quali situazioni ha trovato più positive in Spagna rispetto all’Italia? Possibilità di lavoro, tassazione, abitazioni in affitto?
N. N.: «Tasse, affitti e costo della vita in generale sono più bassi rispetto all’Italia, nonostante l’aumento dei prezzi dell’ultimo periodo. Gli ultimi anni in Italia, lo ho vissuti a Bologna, dove trovare una casa o una stanza è quasi impossibile e a prezzi esagerati – qui non ho avuto difficoltà. Anche il lavoro si trova abbastanza facilmente, spesso viene richiesta la lingua italiana, e la recente riforma del lavoro mira a penalizzare le aziende che abusano del lavoro interinale e a combattere la precarietà eliminando i contratti temporanei di ‘lavoro e servizio’ e introducendo, al contrario, la singolare forma dell’indeterminato discontinuo. Il tasso di disoccupazione è diminuito e nel 2021 si sono registrati quasi 800mila posti di lavoro in più. Un altro esempio potrei farlo in merito alle decisioni prese dal governo spagnolo, in seguito alle sanzioni imposte dall’Unione Europea conseguenti al conflitto in Ucraina. Ovvero, il governo ha deciso di tassare straordinariamente le banche investendo nei trasporti e nell’istituzione scolastica: l’abbonamento del treno è completamente deducibile e gli studenti sopra i 16 anni potranno avere una borsa di studio complementare di 100 euro. Tutti quegli extra di cui le aziende stanno usufruendo grazie al rincaro dei prezzi, devono essere ritrasmessi ai lavoratori, perché nessuno se ne approfitti. Il governo spagnolo è uno dei primi in Europa a intervenire in maniera capillare per contrastare la difficoltà economica del Paese».
Lei non ha figli, ma ha pensato anche di affrontare l’argomento del trasferimento delle famiglie. Qualche chicca su ciò che ha scoperto?
N. N.: «Sì, perché sono venuta in contatto anche con molte famiglie con figli e il loro pensiero è rivolto alle scuole: per questo motivo ho fatto una ricerca sul sistema scolastico spagnolo e sull’offerta formativa. Purtroppo, le scuole statali italiane presenti sono soltanto due, ma ci sono numerose altre possibilità, basta considerare che sono presenti almeno trent’anni di generazioni di italiani in Spagna. Nella guida ho proposto una panoramica sull’offerta formativa delle scuole pubbliche, private e concertate; inoltre, ho inserito i riferimenti per consultare online tutte le scuole presenti in Spagna, così da poter conoscere la loro programmazione».
Sono molti anche i pensionati italiani che stanno emigrando all’estero. Il Sistema Sanitario spagnolo le sembra efficiente?
N. N.: «Su tale argomento ho avuto un’esperienza molto positiva. Prima di lasciare l’Italia avevo fatto un’ecografia e il medico mi aveva detto che avrei dovuto fare una risonanza con contrasto, ma mancavano pochi giorni alla partenza e il primo appuntamento me lo avrebbero dato per ottobre di quest’anno (da gennaio), oppure con un privato, a febbraio, pagando dai 300 ai 400 euro. Dunque, sono partita. Quando ho scelto il medico in Spagna, gli ho portato la documentazione e ho chiesto se potevo fare la risonanza e lui mi ha rilasciato un foglio dicendomi che mi avrebbero contattata. Dopo qualche giorno, mi è arrivato un sms sul cellulare con l’appuntamento a nemmeno due settimane di distanza, e non ho pagato niente perché stavo usufruendo del servizio sanitario pubblico che, in Italia, mi avrebbero fornito a ottobre. Si fa presto a vantarsi di una sanità gratuita per tutti ma, nella pratica, non è sempre così se è necessario rivolgersi ai privati per non incorrere in lunghissimi tempi di attesa».
Oltre a una guida, disponibile su Amazon (1), sta lanciando un sito per far conoscere la Spagna agli italiani. Ce ne parla?
N. N.: «Contemporaneamente alla guida ho messo online, nosvemosenvlc.com, un sito bilingue rivolto agli italiani e agli spagnoli, in cui – attraverso i luoghi, i libri, l’arte e anche le esperienze personali – racconto i rispettivi Paesi. Ho dedicato una parte anche alla salute mentale: una tematica che mi interessa molto indagare e divulgare. Spero che lo spazio web possa essere anche un luogo virtuale grazie al quale entrare in contatto con nuove professionalità con cui collaborare. Nell’insieme, il sito internet, l’e-book, il gruppo Telegram, rientrano nello stesso progetto di mettere in relazione le persone facilitando l’accesso ai contenuti di loro interesse».
Lo scoglio della differenza linguistica è difficile da superare?
N. N.: «Diciamo che, essendo l’italiano e lo spagnolo provenienti dal ceppo latino, vi è una certa assonanza. Vedo, per esempio, che i tanti olandesi che sono qui hanno molta più difficoltà a imparare la lingua rispetto agli italiani. In generale, la difficoltà linguistica si supera tanto più velocemente quanto si frequentano spagnoli. Il rischio, infatti, essendo presente una vasta comunità italiana, è quello di ritrovarsi a parlare la propria lingua. Ci sono molti gruppi dove poter fare scambi linguistici, inoltre quando gli spagnoli si accorgono che sei italiano, parlano più lentamente, cercano di farsi capire e, allo stesso tempo, capiscono molte parole italiane. Infine, il valenciano è ancora più simile all’italiano del castigliano».
Quale consiglio imprescindibile darebbe a una persona che voglia trasferirsi?
N. N.: «Di ricordarsi che siamo persone libere e che tutto può sempre cambiare. Lasciare la propria vita, per quanto lo si desideri, non è facile, bisogna crederci fino in fondo. Bisogna ricordarsi che non siamo alberi, e che anche se oggi facciamo la scelta di spostarci, domani potremmo sempre tornare. Per cui consiglierei di dare al trasferimento il giusto peso e di viverlo come una nuova possibilità in cui ricostruirsi. Consiglio, dunque, di mantenere un atteggiamento mentale positivo, senza scoraggiarsi. Nel cambiamento si sacrifica sempre qualcosa, ma è come per una pianta: si tagliano le parti che non servono più, per rigenerarsi a nuova vita».
(1)
venerdì, 5 agosto 2022
In copertina: La guida buro-pratica firmata Noemi Neri, disponibile su Amazon.