
Victor Jara Copertina della cassetta originale
La musica di Victor Jara vive
di Simona Maria Frigerio
Ripubblichiamo questo pezzo per non dimenticare. Dedicato a un grande musicista e un poeta, oltre che a un compagno – quando questo termine aveva davvero un senso.
Durante gli anni 70 la Cia e l’amministrazione statunitense (compreso l’allora Presidente Richard Nixon e il Segretario di Stato Henry Kissinger) sono stati i fautori di una massiccia operazione di destabilizzazione dei Governi di sinistra dell’America Latina, denominata Operation Condor.
Cile. Dai documentati desecretati sotto la Presidenza Clinton, si sa che la Cia – dopo aver istigato direttamente un primo colpo di Stato nel ‘70 – sarebbe stata a conoscenza del successivo, tre anni dopo, organizzato dal generale Augusto Pinochet, così come Kissinger sembra abbia informato Nixon di aver “creato le condizioni” perché si attuasse.
Santiago, 11 settembre 1973. Il golpe militare apre le porte a una feroce repressione: 130 mila persone sono arrestate tra il ‘73 e il ‘76. Il termine desaparecido diviene di uso comune, come lanciare gli oppositori politici dagli aerei così da farne sparire i corpi martoriati da giorni o mesi di torture. Nemmeno i bambini sono risparmiati: figli di oppositori politici o di stupri in carcere, sono affidati alle coppie sterili dei sostenitori del regime di Pinochet.
Tra le vittime dei primi giorni di carneficina all’Estadio Nacional del Chile, trasformato in campo di concentramento, Victor Jara, cantautore, regista ma soprattutto poeta – e ricordiamo le parole che disse Moravia durante l’orazione funebre per Pier Paolo Pasolini: «Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo… Il poeta dovrebbe esser sacro».
Jara, membro del Partito Comunista Cileno fino alla morte, condotto all’Estadio, è torturato per giorni finché, il 16 settembre 1973, con le mani spezzate – le mani di un musicista – è ucciso a sangue a freddo a colpi di pistola. Jara è stato solamente una tra le vittime di Augusto Pinochet – il generale, per la cui morte, la baronessa Margaret Thatcher si sentì “profondamente rattristata”.
In quei giorni convulsi morì anche un altro poeta e comunista – quando questo termine significava ancora una precisa linea di demarcazione politica ma anche economica – Pablo Neruda, in circostanze tuttora non chiarite.
Di queste due voci libere, per ricordare l’11 settembre 1973 in Cile, vi lasciamo una poesia di Pablo Neruda dedicata alle madri spagnole che persero i figli durante la guerra civile, ma che potrebbe altrettanto bene essere rivolta alle madri dei desaparecidos dell’America Latina, e il link all’album di Victor Jara dal titolo quanto mai emblematico, El Derecho de Vivir en Paz.
Pablo Neruda (frammento)
https://neruda.uchile.cl/obra/obraresidencia3e.html
¡No han muerto! Están en medio
de la pólvora,
de pie, como mechas ardiendo.
Sus sombras puras se han unido
en la pradera de color de cobre
como una cortina de viento blindado,
como una barrera de color de furia,
como el mismo invisible pecho del cielo*.
(per la poesia completa: https://www.neruda.uchile.cl/obra/obraresidencia3e.html)
Victor Jara, El Derecho de Vivir en Paz (album completo):
(*t.d.g.:
Canto alle madri dei miliziani caduti
Non sono morti! Stanno in mezzo
alla polvere da sparo,
in piedi, come micce ardenti.
Le loro pure ombre si sono unite
nella prateria color rame
come una cortina di vento blindato,
come una barriera del colore della furia,
come il medesimo invisibile petto del cielo).
pubblicato in originale l’11 settembre 2020
In copertina: Victor Jara, copertina della cassetta originale di El Derecho de Vivir en Paz.