Alla vigilia delle elezioni europee Michele Santoro getta la maschera
di Federico Giusti
Prima di ogni ulteriore considerazione appare evidente come le dichiarazioni di Michele Santoro siano coerenti con il profilo politico dell’ex giornalista: una lunga carriera in Rai e su altre emittenti televisive e un innato protagonismo da ‘prima donna’ nell’alveo del centro sinistra. Una lista pacifista il cui leader non giudica maturi i tempi per uscire dalla Nato, di pacifismo ha ben poco; sembra invece l’ennesima lista di ceto politico speranzoso di sopravvivere dopo anni di fallimenti, anticamera autoreferenziale di percorsi senza sbocchi e funzionali, magari, alle prossime elezioni politiche per sedersi ai tavoli decisionali del centro sinistra e assicurare un pugno di seggi parlamentari a qualche esponente della società civile che mai come oggi è priva di significati pregnanti e ancor più di pratiche e prospettive ben definite.
Nulla di nuovo all’orizzonte ma l’ennesimo utilizzo strumentale della pace per ragioni elettorali proprio quando all’interno della Nato soffiano i venti di guerra per una escalation di guerra che autorizzi l’Ucraina a utilizzare, come sta già facendo, i missili a lunga gittata di produzione europea e statunitense per attaccare infrastrutture in territorio russo.
La tempistica di queste dichiarazioni non deve impressionarci, arriva dopo il via libera del presidente Usa, Joe Biden, all’Ucraina per colpire obiettivi (anche civili) in Russia, a conferma che la Nato è direttamente coinvolta nella guerra scaturita non solo dall’attacco di un Paese ma dall’ampliamento dell’Alleanza Atlantica avvenuto negli ultimi 30 anni – annettendosi Paesi del Nord e dell’Est Europa.
«In questo momento non possiamo rinunciare alla nostra difesa, in questo momento la Nato è necessaria».
Queste sono le dichiarazioni di Santoro. Sarebbe da chiedergli dove nasca la necessità della Nato per fini non di guerra e di salvaguardia delle economie occidentali. Santoro si dice favorevole, in un futuro non meglio definito, al superamento dell’Alleanza, ma aggiunge che in tempi di guerra non possiamo disarmarci unilateralmente. Un po’ come accade con le regole dell’austerità imposte da Maastricht, rifiutarle e condannarle non significa aprire dei percorsi conflittuali per rompere la gabbia europea nella quale hanno rinchiuso le istanze sociali ed economiche delle classi meno abbienti. Le ragioni della pace non sono castelli di chiacchiere o comparsate televisive ma un insieme di posizioni, e di pratiche, di rottura rispetto all’imperialismo senza eludere le cause oggettive per le quali si sviluppa un insano ricorso alla guerra e alla militarizzazione.
Si è aperta una stagione nella quale il ricorso alla guerra sarà tratto dirimente ed essenziale per salvaguardare la supremazia Nato e US, siamo di fronte alla mera subalternità della UE ai dettami della guerra come dimostrano le scelte operate dai Paesi del vecchio continente e il documento denominato La Bussola europea.
Santoro attende condizioni di sicurezza reciproche per tutti, Europa e Italia incluse, solo allora sarà possibile intraprendere la strada del disarmo superando le alleanze militari esistenti e dominanti. Da quando è crollato il muro di Berlino la Nato ha iniziato ad annettere Paesi, l’Europa di pace e di fratellanza tra i popoli non si è mai avverata e i figli di questa lettura astratta della realtà sono anche presenti nella lista Santoro. La guerra è il prodotto di politiche militari ed economiche per dispiegare le tecnologie dual use dalle quali dipende la supremazia occidentale.
Le dichiarazioni di Santoro sono inqualificabili, tanto opportuniste quanto contraddittorie, non prendono atto della ragione economica delle guerre, ignorano il ruolo della Nato o, peggio ancora, lo sottovalutano. Si pensa ancora una volta che possa esistere una Europa di pace quando i suoi leader politici si preparano ogni giorno alla guerra. Si confuta la realtà, si addomesticano le posizioni per renderle compatibili con il dibattito elettorale in corso e alla fine si utilizzano strumentalmente le tematiche della pace per mero uso elettorale. Pensare sia errato uscire dalla Nato vuol dire non prendere atto che questa alleanza non è difensiva (il popolo Jugoslavo ne sa qualcosa); dietro al pragmatismo e alla messianica attesa delle condizioni favorevoli per un’era di pace e di disarmo si cela, in realtà, ben altro ossia la tacita accettazione dell’economia capitalista, delle regole dell’austerità, si contrastano solo in apparenza le ragioni della guerra, si tace sui processi di militarizzazione e ci si interfaccia con le realtà sociali in termini ambigui.
Se oggi accetti la Nato difficilmente potrai essere organico alle iniziative intraprese per portare fuori dalle scuole e dall’università le imprese militari, accettando supinamente la ricerca finalizzata a obiettivi di guerra o dual use, assumendo posizioni oggettivamente bellicistiche in totale subalternità all’Europa dei capitali che spinge ogni giorno per le escalation di guerra.
venerdì, 7 giugno 2024
In copertina: Foto di Marc Hatot da Pixabay