
Un anno che ricorderemo perché…
di Simona Maria Frigerio
Premessa. Evitiamo il Covid-19. Cosa ci lascerà l’Anno del Topo? Piccole grandi considerazioni a latere di un anno che, in ogni caso, non tornerà mai più.
Il 2020 è stato l’anno dei supermercati. Aldilà delle battute sulle ‘penne lisce’, è indubbio che l’italiano medio sia stato spronato a trasformarsi in vorace consumatore di cibo (alcolici e tabacco), allenato da anni di programmi di cucina, allettato da martellanti spot pro-glicemici, soffocato da meme angoscianti che ne hanno rivitalizzato le velleità poltroniere (dopo decenni di input a un maggior esercizio fisico e a un minor rimpinzarsi) da ingurgito compulsivo di cibo-spazzatura, takeaway e tentativi tanto fallimentari quanto velleitari di tornare a pane e dolci fatti in casa (fatto salvo svuotare i bancali per riempire le cantine-pseudobunker).
Il 2020 è stato anche l’anno indiscusso della tivù. Mezzo quasi esclusivo di informazione (omologata), intrattenimento (al ribasso), acculturamento (soporifero). Bye-bye musei, Erasmus, viaggi, gallerie d’arte, teatri, laboratori e corsi, cinema e scuole di ogni ordine e grado. Al loro posto, gli indispensabili e onnipresenti giochi a premi conditi di cotillon. Dibattiti tra i soliti noti. Proliferazione di esperti. Serial vetusti. Un made in US imperante – dai blockbuster catastrofici ai crime a reti unificate, dalle elezioni presidenziali in tempo reale quasi fossimo pure noi, come l’America Latina, il giardino privato della Casa Bianca ai talent dove sono i giudici i veri protagonisti – che sgomitano come debuttanti per la telecamera.
Anno anche di onorificenze – quanto mai dovute. Al-Sisi ottiene addirittura la Legion d’Onore da Macron ma su Regeni e Zaki prosegue il silenzio, mentre l’Italia pavida si volta dall’altra parte di fronte all’azione del premier d’Oltralpe – un agire che, al contrario, ha suscitato l’indignazione, inosservata ai più, di Corrado Augias, Sergio Cofferati, Luciana Castellina e Giovanna Melandri. Giusto un gradino sotto l’Ambrogino d’oro a Chiara Ferragni e Fedez. No comment. Mentre il neo Presidente della Corte Europea dei Diritti Umani – l’islandese Róbert Ragnar Spanó – ha ricevuto la laurea honoris causa in giurisprudenza dall’Università Statale di Istanbul dove, dal 2016, sono stati espulsi oltre 190 docenti – il dubbio su un conflitto d’interessi per il futuro prossimo appare quanto mai appropriato viste le continue denunce contro la Turchia in merito a violazioni dei diritti umani.
L’Anno del Topo è stato anche contraddistinto da continue sparate o letterali bombardamenti mediatici. Il linguaggio della politica ha preso il piglio bellico e ci si è ritrovati di fronte a una ‘guerra’ invece che a una pragmatica messa in atto di azioni antiepidemiche. Dalla ‘potenza di fuoco’ del Premier Conte che si riduceva a garanzie su prestiti bancari mentre il debito pubblico italiano, nel frattempo, è lievitato di quasi 200 miliardi di euro al ‘nemico subdolo’ per identificare un virus ovviamente acefalo; dalla parola ‘eroi’ per definire il personale sanitario (salvo poi scoprire le falle nel nostro piano pandemico grazie a Report e gli esigui 9 miliardi destinati da Next Generation EU alla Sanità) al proliferare di termini e comportamenti che si consideravano seppelliti insieme alla mentalità medievale – come ‘untori’ e ‘delazione’. Il tutto mentre una visione scettica, il libero pensiero o un atteggiamento pragmatico erano tacciati di ‘negazionismo’, ossia con un termine che rimanda all’infamia di coloro che negano il crimine dell’Olocausto degli ebrei perpetrato dai nazi-fascisti. Tempi bui per la libertà della scienza che si è retta, dalla rivoluzione galileiana a oggi, sull’idea della teorizzazione, della prova replicabile in laboratorio, della legittima confutazione, del continuo superamento e ridefinizione di successive ipotesi. Il valore della ricerca e delle statistiche è stato affossato dalla fede messianica nell’esperto di turno e dal “ma io conosco anche uno giovane morto di Covid…” (a metà dicembre, i deceduti a causa della pandemia sotto i 40 anni dalle cui cartelle cliniche non risultassero altre patologie (dati ISS), erano solo 19 in tutta Italia; mentre, nel nostro Paese, di cancro muoiono ogni anno circa 1.500 bambini, tra gli 0 e i 14 anni, nel silenzio generale).
Il 2020 è stato anche l’anno del boom degli ansiolitici e degli alcolici (come riferiscono quotidiani ed esperti). E dell’appiattimento dell’umanità a numeri: positivi, negativi, guariti, morti, asintomatici, paucisintomatici, lievemente sintomatici e via così – comunque soli, nell’#Iorestoacasa (e speriamo che me la cavo) o in un letto d’ospedale dove da essere umano a paziente si è finiti per essere trattati come carne da contagio. Ma molto peggio si è fatto, a livello sanitario, sottostimando tutte le altre case di morte (in primis la mancanza di acqua potabile o di una fonte di approvvigionamento sicura). L’Hiv/Aids ha causato 1.657.600 morti, a livello globale (al 25 dicembre) a fronte dei 770.000 del 2018; e come sempre, ogni giorno sono morte, nell’indifferenza generale, 4.400 persone al mondo di Tbc (ossia circa 1.600.000 individui). In Italia crediamo si sia confermato il trend con circa 180.000 decessi per cancro e 230.000 per malattie cardiovascolari; mentre, tornando al mondo, si sono registrati oltre 4.900.000 decessi causati dal fumo e 2.460.000 dall’alcool (ma tabagisti e alcolizzati sono stati preservati nei loro consumi anche durante il lockdown). I suicidi sarebbero intorno al milione 57 mila, la comune influenza nel 2020 ha mietuto quasi mezzo milione di persone (dato che molti la credono innocua è bene puntualizzarlo); mentre oltre 1.300.000 sono stati i decessi dovuti a incidenti stradali (nonostante le indubbie restrizioni alla mobilità dei cittadini). E malgrado tutto ciò, la popolazione mondiale ha continuato ad aumentare avvicinandosi agli 8 miliardi di abitanti. Non ci siamo estinti nemmeno quest’anno con buona pace dei millenaristi, degli esperti e dell’Oms.
E infine ricorderemo il 2020 ognuno per qualche ragione personale, in fondo ben più importante perché direttamente collegata con il nostro vivere quotidiano. Ci sarà chi avrà finalmente pubblicato un libro e chi avrà avuto un figlio – creazione e procreazione perseverano; i novelli sposi (sebbene senza banchetto) si saranno scambiati promesse più o meno veritiere, mentre altri si saranno recati dal giudice per una separazione o per tornare liberi di stato; qualcuno avrà cambiato casa e qualcun altro persino regione (colori permettendo); un certo numero avrà imprecato perché la pensione si allontana e altri, in pensione, avranno appreso che non è facile gestire il tempo finalmente liberato dato che, come scriveva Erich Fromm: “L’uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi”.
A tutti l’augurio di assumersi molti rischi nel 2021!
Venerdì, 1° gennaio 2021
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay.