
Il 13 aprile, secondo turno tra i candidati Luisa González e Daniel Noboa
di Luciano Uggè
«Non competiamo contro una ideologia, bensì contro un Governo che ha distrutto la giustizia, l’educazione e l’economia. Dietro a Noboa vi è una economia illegale che sostiene il suo potere». Il candidato alla vice-presidenza, Diego Borja, per Revolución Ciudadana (il partito che sostiene Luisa González), ha denunciato con queste parole il leader dell’opposizione e attuale Presidente in un’intervista a teleSUR – aggiungendo che vi sarebbero stati anche brogli elettorali al primo turno.
Borja ha puntato il dito esplicitamente contro la famiglia Noboa in quanto collegata al narcotraffico, citando informative dell’Europol, che avrebbe scoperto cocaina in carichi di banane esportare dai porti controllati dalla loro azienda. Dalle sue dichiarazioni, riportate da teleSUR: «La polizia europea ha inviato un alert per la presenza di stupefacenti in casse di banane partite dai porti dei Noboa».
La collusione denunciata potrebbe spiegare almeno in parte come, uno tra i Paesi più sicuri dell’America Latina, sia oggi tra i più pericolosi e violenti: «Gli omicidi si sono moltiplicati nove volte tra il 2017 e il 2024». Gennaio 2025 è stato il più violento della storia recente, con 750 assassinii.
Sempre secondo Borja, Daniel Noboa, in questi anni, avrebbe altresì manipolato le istituzioni e violato norme costituzionali, utilizzando l’apparato statale per favorire la propria candidatura, includendo la designazione illegale, per decreto, di una vicepresidente, la quale al contrario – secondo l’ordinamento giuridico del Paese Latinoamericano – sarebbe dovuta essere eletta unitamente al Presidente dal popolo ecuadoregno.
Noboa è il medesimo politico che ordinò, in violazione del diritto internazionale in materia, l’assalto all’ambasciata del Messico a Quito, ad aprile 2023, per catturare l’ex vicepresidente Jorge Glas, che ivi trovava asilo.
Noboe, che era certo di vincere al primo turno dovrà, al contrario, vedersela tra pochi giorni nel ballottaggio, nonostante il clima di violenza politica nel quale si muovono Borja e González: «Alcuni compagni dei governi locali sono stati assassinati». La candidata alla Presidenza, Luisa González, ha subito mostrato grande fiducia nei prossimi risultati: «Vinceremo!».
Più o meno i due candidati sono arrivati alla pari nel primo turno con circa il 45% delle preferenze ciascuno. Mentre il 10% restante se lo sono divisi i 14 candidati presidenziali che hanno partecipato alle elezioni.
González ha affermato, di fronte ai suoi elettori, a ridosso dei risultati inaspettati del primo turno: «Dato che appartengo a una patria che tiene a me, sarà questa la patria che, con voi, costruiremo, perché vinceremo e governeremo per 18 milioni di ecuadoregni. ¡Hasta la victoria siempre compañeros!».
Vedremo tra pochi giorni se in Ecuador si tornerà o meno a una democrazia sociale.
venerdì, 4 aprile 2025
In copertina: Quito, Ecuador. Foto di Herbert Bleser da Pixabay