Se tutto è uguale, niente fa differenza
L’editoriale del Direttore, Simona Maria Frigerio
In questi giorni mentre la parlamentare europea Pina Picierno vinceva la sua battaglia (i termini bellicisti sono diventati di uso comune con la Covid-19) contro il ‘compagno’ di partito De Luca per far escludere il Maestro Gergiev dalla Manifestazione musicale presso la Reggia di Caserta, molti sinceri democratici ed esponenti della società civile hanno puntato il dito contro il cosiddetto doppio standard occidentale, Gergiev (russo) no, ma il maestro Oren (israeliano) sì.
In pratica, hanno equiparato l’Operazione Speciale Militare in Donbass con il genocidio in atto in Palestina per la creazione della Grande Israele, il Presidente Putin con il Premier Netanyahu e ciò che sta avvenendo in Donbass con quanto accade a Gaza e ormai in tutta la Cisgiordania occupata e nei campi profughi.
Al di là che la nostra Redazione non è d’accordo con nessun veto che impedisca a un musicista di suonare, a uno sportivo di competere per la propria bandiera, a un artista di esporre le sue opere – perché la cultura come lo sport e le arti in generale sono ponti per instaurare quel dialogo che, oggi, pare impossibile in un mondo abitato da individui incapaci di ascoltare; altrettanto vero è che proprio a un concerto o a una partita di calcio o, ancora, in un teatro come sugli spalti, nessuno dovrebbe togliere al pubblico il diritto di manifestare con la voce o con uno striscione il proprio dissenso per le politiche messe in atto da un certo Governo. Questa si chiama democrazia.
Detto ciò parlare di doppio standard nello specifico non ha senso ed è, anzi, paragone fuorviante perché fa di ogni erba un fascio, ovvero mette sullo stesso piano due azioni militari diverse per principi, scopi e metodologie.
In primis la Federazione Russa, il Paese più grande al mondo, non è in Donbass per conquistare territori bensì in risposta alla richiesta di aiuto della minoranza russofona ucraina, che sarebbe stata spazzata via da Kyiv in quella guerra civile interna al Paese, iniziata nel 2014 a seguito di un golpe fomentato dagli Stati Uniti e, in seguito, sostenuto dall’Occidente collettivo (traducasi i Paesi della Nato). La Russia non ha alcun bisogno di espandersi ma, al contrario, di difendersi dall’allargamento della Nato, e già nel 2022 a Istanbul chiedeva a Kyiv la neutralità, non di scomparire dalla carta geografica (sic!). Nessun cittadino palestinese ha invitato, al contrario, Israele a intervenire contro la Resistenza di Hamas all’occupazione dei propri Territori da parte dei coloni israeliani e alla ghettizzazione in un enorme campo di concentramento a cielo aperto (qual è Gaza). I principi, quindi, sono incomparabili.
Passiamo agli scopi e a come raggiungerli
I russi stanno cercando in ogni modo di mantenere la guerra circoscritta al fronte, fra eserciti, colpendo per quanto possibile solo strutture che alimentano la continuazione della guerra – come aeroporti militari e fabbriche di droni. Questo non significa che alcuni civili – sia in Ucraina sia in Russia – non siano morti (soprattutto sono morti molti civili del Donbass per mano di Kyiv già tra il 2014 e il 2022). Dall’altra parte abbiamo assistito al bombardamento massiccio che ha subito Gaza (con la distruzione del 90% dei propri edifici); i crimini di guerra dell’IDF che non possono più essere nascosti (compreso il massacro di civili inermi in fila per un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua potabile); la distruzione sistematica di scuole, ospedali, università, moschee e adesso anche una chiesa cristiana; la disumanizzazione di un intero popolo e la sua persecuzione da oltre 70 anni a questa parte col silenzio complice del mondo (anche arabo): tutto ciò va oltre l’etnocidio, è un genocidio paragonabile solamente all’Olocausto. E coloro che lo stanno compiendo non sono diversi dai nazisti che rivendicavano di essere la ‘razza’ – non ‘eletta’ ma – ‘superiore’ (die Herrenrasse). I cani sono suddivisi in razze, gli esseri umani no!
Diversi quindi gli scopi e i metodi: da una parte l’autodeterminazione del popolo del Donbass e la sua difesa coi mezzi di una guerra convenzionale, dall’altra lo sterminio di un popolo con la sistematica, burocratica ‘banalità del male’ di un Adolf Eichmann.
Dalle premesse agli esiti
Infine, vi è una differenza anche a livello territoriale. La popolazione del Donbass ha dovuto rivendicare l’autodeterminazione perché non le è stato concesso di diventare parte di uno Stato federale, rispettoso delle sue specificità linguistiche, storiche, culturali e religiose – dato che l’Ucraina doveva trasformarsi nella testa di ponte dell’Asse occidentale contro la Russia (e uso il termine Asse conscia dei suoi rimandi storici esecrabili). Dall’altro lato vi è Israele, sempre testa di ponte soprattutto statunitense nel mondo arabo, uno Stato/nazione su base religiosa che non sarebbe mai dovuto esistere – dato che le Nazioni Unite avrebbero dovuto semplicemente imporre al Regno Unito di ritirarsi dai territori arabi sotto loro Mandato e lì le popolazioni locali (ebrei, islamici e cristiani) avrebbero dovuto fondare un unico Stato laico, interetnico e multiculturale, ove ogni credo sarebbe stato rispettato.
Purtroppo la cattiva coscienza europea nei confronti degli ebrei, da una parte, e le mire statunitensi e non solo, dall’altra, hanno creato Israele, che oggi ha deciso di risolvere una volta per tutte – dopo la Nakba del 1948 e i continui attacchi al popolo e ai territori palestinesi – il problema del doppio Stato, costituendo la Grande Israele, conquistando anche parti del Libano, facendo a pezzi la Siria (magari lasciandone brandelli ai curdi e agli statunitensi e qualcosa anche ai turchi per non scontentare troppi vicini) e spingendosi oltre fino a ottenere quello che ritiene il proprio ‘spazio vitale’ – come il Terzo Reich di Hitler – sicura che nessuno la fermerà.
Qui non è questione di doppio standard. L’Occidente non applica due pesi e due misure, bensì è perfettamente in linea con le proprie finalità: l’implosione della Russia grazie all’Ucraina sempre più armata e foraggiata dall’Europa (e magari depotenziata economicamente coi dazi a Paesi terzi e le sanzioni unilaterali); e l’esplosione del Medio Oriente grazie all’appoggio militare ed economico incondizionato degli States e di gran parte dell’Europa a Israele – in fondo con la Siria ci sono già riusciti: e pensare che l’ex ministra Baerbock aveva fatto persino un viaggio per stringere la mano a un terrorista ‘ripulito’ che, adesso, Israele vorrebbe far ‘saltare’…
venerdì, 25 luglio 2025
In copertina: Il Maestro Valery Gergiev in una foto di David Shankbone, nel 2010 (da wikipedia, particolare per motivi di layout)

