di Lucia Mazzilli
Le luci notturne delle grandi metropoli impediscono di poter apprezzare la visione di un cielo stellato, così come di un’alba o di un tramonto. Ma quello dell’inquinamento luminoso non è certo un problema che coinvolge solo il piacere estetico della visione della bellezza del cielo o gli studi astronomici.
L’inquinamento luminoso, connesso a problematiche gravi, quali l’eccesso di produzione energetica, è tra le tante alterazioni ambientali che spezzano gli equilibri naturali e il rapporto uomo-natura con pesanti conseguenze in diverse direzioni. L’eccesso di produzione energetica porta con sé un aumento di inquinamento chimico e un ulteriore incremento del riscaldamento globale del pianeta. L’inquinamento luminoso è un problema che impatta anche sulla salute dell’uomo perché altera gli equilibri tra sonno e veglia e altrettanto pericolosamente su molte specie di uccelli, anfibi e in genere sugli animali notturni, ma anche sul ciclo delle piante.
Una progettazione illuminotecnica sostenibile è tra le problematiche che non possiamo assolutamente rinviare di affrontare, è necessario cioè ridurre il più possibile le immissioni luminose in atmosfera direzionando le luci in modo tale che non ‘sparino’ verso l’alto ed evitando dispersione di luce là dove non serve. Numerosi gli studi che vanno in questa direzione.
A tal proposito, negli ultimi anni, sono stati lanciati alcuni progetti che hanno lo scopo sia di monitorare sia di contrastare il problema. L’International Dark-sky Association (IDA), è un’organizzazione no profit rivolta a combattere l’eccesso di luce artificiale, a promuovere un’illuminazione eco-compatibile e a divulgare il tema. Nata a Tucson in Arizona nel 1988, ha numerose sezioni a livello internazionale.
Satellite streak watcher è invece un progetto dalla NASA che invita i cittadini a fotografare i mini satelliti per l’accesso a internet. Tali satelliti sono sempre più numerosi e, se da un lato questo è positivo, non si può ignorare il loro impatto negativo sotto il profilo dell’inquinamento luminoso.
All’indirizzo https://www.science.org/doi/epdf/10.1126/sciadv.1600377 possiamo scaricare in PDF il nuovo atlante dell’inquinamento luminoso, un prezioso documento realizzato da un team internazionale di studiosi. Nella presentazione leggiamo: “Le luci artificiali aumentano la luminanza del cielo notturno, creando l’effetto più visibile dell’inquinamento luminoso: il bagliore artificiale del cielo. Nonostante il crescente interesse tra gli scienziati in campi come l’ecologia, l’astronomia, l’assistenza sanitaria e la pianificazione territoriale, l’inquinamento luminoso manca di una quantificazione attuale della sua dimensione su scala globale. Per superare questo problema, presentiamo l’atlante mondiale della luminanza del cielo artificiale, calcolato con il nostro software di propagazione dell’inquinamento luminoso utilizzando nuovi dati satellitari ad alta risoluzione e nuove misurazioni di precisione della luminosità del cielo. Questo atlante mostra che oltre l’80% del mondo e oltre il 99% delle popolazioni statunitensi ed europee vivono sotto cieli inquinati dalla luce. La Via Lattea è nascosta a più di un terzo dell’umanità, compreso il 60% degli europei e quasi l’80% dei nordamericani. Inoltre, il 23% delle superfici terrestri del mondo tra 75 ° N e 60 ° S, l’88% dell’Europa e quasi la metà degli Stati Uniti, hanno notti inquinate dalla luce.”
I primi firmatari di questo lavoro sono gli italiani Fabio Falchi e Pierantonio Cinzano, particolarmente attivi sul nostro territorio con iniziative rivolte a sensibilizzare sul problema. In testa, il progetto CieloBuio. Coordinamento per la protezione del cielo notturno, il cui sito (https://cielobuio.org/) consigliamo di visitare per la mole di documentazione e per la chiarezza espositiva dei testi scientifici. CieloBuio, insieme ad altre associazioni di astrofili, ha lanciato una petizione al governo italiano in vista del G20 dello scorso ottobre al fine di regolamentare la diffusione incontrollata dei satelliti per le telecomunicazioni, di aderire fattivamente alla No Tele-sats proliferation Campaign, e di diffondere la consapevolezza sui danni ambientali e i gravi rischi concreti che derivano dall’assembramento nello spazio di questi satelliti.
Un interessante studio realizzato dall’Osservatorio Regionale Permanente sul fenomeno dell’Inquinamento Luminoso in collaborazione con l’Università di Padova ha messo in luce la riduzione dell’inquinamento luminoso nel periodo del lockdown attuato per l’epidemia di Coronavirus in Veneto. Il lavoro può essere scaricato in Pdf dal sito:
https://altreconomia.it/inquinamento-luminoso-lockdown/.
Riportiamo qui le conclusioni: “La diminuzione della luce prodotta dal traffico veicolare e dall’illuminazione degli impianti sportivi esterni nella regione Veneto a seguito dei provvedimenti restrittivi per il controllo del Corononavirus ha prodotto una riduzione dell’inquinamento luminoso pari al 20% nella prima parte della notte a Padova. La riduzione risulta più evidente in città e in pianura, ma resta comunque apprezzabile anche nelle località montane. Lo studio condotto a partire dai dati misurati consente di dimostrare come una migliore gestione dell’illuminazione notturna, in particolare privata, potrebbe consentire un deciso calo dell’inquinamento luminoso, con benefici non solo ambientali e per l’ecosistema, uomo compreso, ma anche energetici ed economici”.
Negli ultimi anni qualcosa è stato fatto anche dal punto di vsita legislativo, sia in Italia, sia all’estero, ma non sempre si è andati nella giusta direzione e la strada da percorrere per vedere sensibili miglioramenti è ancora molto lunga.
È doveroso sottolineare la complessità del problema e i numerosi registri che coinvolge. Innanzi tutto quello della sicurezza: luce significa sicurezza, sulle strade, contro i crimini, nelle zone di periferia, luce per impianti ed edifici critici (per esempio, carceri, ambasciate, svincoli autostradali), sicurezza anche sotto il profilo psicologico. È innegabile che la luce ci avvolge in un senso di protezione, mentre il buio ci proietta in un turbine di timore e incertezza. E se pensiamo al registro etimologico, l’accezione è positiva per i termini legati alla parola ‘luce’, quando si usa questo vocabolo in chiave metaforica, mentre è quasi sempre negativa quando è riferita a termini legati alla parola ‘buio’, ‘oscurità’ ecc.
Diciamo ciò perché, per comprendere realmente un problema in tutta la sua complessità, non bisogna cedere a facili manicheismi, spesso rassicuranti, ma che pongono limiti alla comprensione.
L’immagine che proponiamo, ripresa lo scorso febbraio dalla Stazione Spaziale Internazionale mentre orbitava a 261 miglia (420 km) sopra il Giappone, mostra le luci notturne di Tokyo.
per ulteriori informazioni:
https://www.nasa.gov/image-feature/tokyo-at-night
venerdì, 12 novembre 2021