
Un progetto ʻglocaleʼ
I muri o i confini hanno natura ambigua. Possono ritagliare buoni spazi in cui gli individui possono trovare protezione e far accadere qualcosa di utile o bello (e.g. una casa, un teatro, un ospedale), così come creare luoghi in cui si determinano effetti nocivi e opprimenti – come i campi di concentramento e le prigioni. È su questa ambiguità di fondo, su questo ʻpuro neutroʼ del concetto di confine, che la compagnia teatrale Instabili Vaganti – diretta da Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola – ha pensato e organizzato il promettente progetto internazionale Beyond Borders.
Quest’ultimo ha avuto una lunga gestazione e ha raggiunto il terzo anno di attività. Nato nel 2020, precisamente durante la sospensione obbligata degli spettacoli dal vivo a livello globale e in alcuni paesi (tra cui l’Italia) accompagnata dal lockdown per il Covid-19, il progetto si era inizialmente limitato al remoto. Numerosi artisti e studiosi provenienti da ogni parte del globo si sono periodicamente incontrati sulla piattaforma Zoom per tentare esperimenti performativi, che unissero il digitale e il teatro, così come per discutere in un forum virtuale di temi centrali per la contemporaneità: il cosmopolitismo, la differenza tra buoni confini da rispettare e cattivi muri da superare, la pandemia, la responsabilità morale, la rivoluzione (politica e artistica), e via dicendo.
Dal 2021 a oggi, il progetto ha poi assunto una doppia anima: online e in presenza. Nel primo genere di attività, sono da includere quattro sessioni di un nuovo forum online sui temi di Beyond Borders e due produzioni video. Da un lato, abbiamo SIE7E, una serie di video performance ispirate a quelle che potremmo chiamare le ʻsette arti capitali del post-modernoʼ (Architettura, Arti visive, Danza, Musica, Poesia, Scultura, Teatro). Dall’altro, troviamo la web serie Videodante, a sua volta di struttura settenaria, perché si ispira ai sette giorni della discesa di Dante dall’inferno al paradiso.
La collaborazione a distanza degli Instabili Vaganti ha già coinvolto gli artisti di India e Indonesia, mentre il Cile costituirà nei prossimi mesi del 2022 il partner terzo. Il percorso in presenza coprirà, invece, tappe poste ai confini delle grandi città di Italia e del resto del mondo, in cui natura e comunità umana risultano quasi indistinguibili – si pensi solo all’incontro di luglio presso L’Arboreto Teatro Dimora di Mondaino (RN).
In questa sede, si intende soprattutto sintetizzare le linee principali dei quattro incontri del forum del 2022, dal titolo The Circle in Expansions. Data la ricchezza degli interventi e il taglio molto differente, infatti, sarà impossibile dare un quadro esaustivo. Chi è interessato ad approfondire, può accedere alle sessioni del forum cliccando sui collegamenti riportati in fondo all’articolo.
La prima sessione (Walls that close, walls that free. Is a border necessarily harmful?) ha esplorato l’ambiguità del concetto di muro o confine di cui si è accennato all’inizio. Partendo dalla premessa che per l’essere umano è impossibile vivere senza porre dei limiti (il linguaggio opera con parole dal senso compiuto, il corpo agisce in uno spazio e in un tempo finito, ecc.), si è ragionato su come è possibile distinguere le ʻcattiveʼ limitazioni da quelle ʻbuoneʼ. Un’ipotesi di risposta è un paradosso: i confini buoni sarebbero quelli che, con mezzi finiti, aprono lo spazio a ciò che è illimitato e infinito. Il teatro pone forse alcuni di questi buoni limiti: entro il suo spazio, l’attore che pronuncia parole di senso compiuto e compie azioni definita apre a idee o realtà più ampie/inconsuete.
Con il secondo incontro (Theatre as the space for the good contagion: method and problems), viene analizzata la metafora dell’evento teatrale come una forma di peste o contagio (immagine che risale a La città di Dio di Agostino, esplicitamente citato da Artaud ne Il teatro e il suo doppio), per sottolineare un aspetto importante dell’attività dell’artista. Questi è portatore di una sorta di virus che si diffonde dalla scena alla platea, e questa può a sua volta infettare il mondo fuori dal teatro. Ciò solleva un problema: di quale forma di contagio deve essere portatore l’attore?
La risposta a questa domanda viene affrontata nella terza sessione del forum (Revolution starts from confinement. An hypothesis of political theatre). Gli artisti e gli studiosi coinvolti ragionano attorno all’ipotesi se il teatro non possa essere uno strumento per inoculare, nel pubblico, la percezione di vivere in un mondo angusto e soffocante, dunque entro dei limiti o dei muri negativi che occorre abbattere con un atto rivoluzionario. L’evento teatrale sarebbe in tal senso politico, perché la pratica artistica che fa percepire nettamente alle persone della condizione invivibile in cui si trovano getta il seme di un potenziale cambiamento – se non uno rapido e immediato, almeno uno lento e futuro. In questo senso, si ritorna al paradosso della prima sessione. Mostrando i limiti negativi in cui è intrappolata la specie umana, il teatro pone una limitazione che spinge a trascendere i propri limiti.
Infine, la quarta sessione (The space for a dramatic ʻeutopia’, or the circle in expansion) si chiede quale potrebbe essere l’obiettivo di questo moto rivoluzionario. Per continuare sulla scia del lessico tecnico finora impiegato, ci si domanda dove dovrebbe portare il ʻbuon limite’ del teatro. Gli Instabili Vaganti propongono di lavorare sul concetto di ʻeu-topia’: la creazione di una comunità umana in cui le varie culture/tradizioni sono progressivamente riunite attorno a idee e valori condivisi, ma in cui al contempo viene tutelata ogni specificità e differenza culturale, etnica, religiosa, e via dicendo. L’immagine che viene qui esplorata è la figura del cerchio che si espande – che, peraltro, funge da ispirazione dell’intero forum. Il teatro prima cerca di lavorare a livello locale, abbattendo i cattivi limiti che dividono gli individui che compongono la famiglia o la città, poi operando lo stesso a livello nazionale, poi a livello transnazionale, e così potenzialmente all’infinito.
Anche un semplice affondo cursorio su questo progetto sottolinea la caratura ʻglobale’ e – per usare una parola coniata dal sociologo Roland Robertson – ʻglocale’, ossia che prevede un’applicazione di idee trascendenti i singoli individui alle più disparate realtà locali. Nel caso di Beyond Borders, il territorio di indagine si estende appunto fino alla realtà virtuale, che è a sua volta uno spazio o confine ambiguo. Il digitale può essere sia una risorsa, permettendo il confronto tra soggetti di cultura ed estrazione geografica anche profondamente differenti, sia una minaccia, perché può estraniare dal confronto reale in presenza e persino dai propri corpi, vecchi relitti di una mente sempre più connessa con il mondo intero.
1. Collegamento al progetto in generale:
https://www.instabilivaganti.com/prj/beyond-borders/
2. Collegamenti alle due citate produzioni video:
https://www.instabilivaganti.com/prod/film-video/sie7e/video-sie7e/
https://www.instabilivaganti.com/prod/film-video/videodante_india/video-videodante/
https://www.instabilivaganti.com/prod/film-video/videodante_indonesia/video_videodante_indonesia/
https://www.instabilivaganti.com/prod/film-video/videodante-cile/video-videodante-cile/
3. Collegamenti alle sessioni del forum:
1° sessione: https://fb.watch/d3AUrDBPQb/
2° sessione: https://fb.watch/d3AxjHY04A/
3° sessione: https://fb.watch/d3Am4DncL2/
4° sessione: https://fb.watch/d3yMCmG8iC/

venerdì, 27 maggio 2022
In copertina e nel pezzo: Foto e immagini gentilmente fornite dall’Ufficio stampa della Compagnia.