
Con il pieno sostegno di metà dei parlamentari del PD
di Federico Giusti
Il riarmo va avanti e ogni formale obiezione finisce con l’avere l’effetto opposto: favorire e accrescere le spinte militariste del Vecchio Continente.
Dopo le obiezioni sulla Procedura di urgenza, quasi a rispondere a chi invoca il dibattito in aula, le Commissioni, la prima per l’industria, la ricerca e l’energia e la seconda per la Sicurezza e la difesa del Parlamento Europeo hanno approvato la nascita dell’European Defence Industry Programme (Edip). In poche parole serviva, dopo le dichiarazioni di intenti e i primi indirizzi politici e programmatici, potenziare la base industriale e tecnologica sulla quale costruire il Riarmo e, nell’arco di 40 giorni, sono arrivate le prime, e importanti decisioni.
Come sempre accade, mentre in Italia si continua a parlare della illegittimità della procedura d’urgenza sul piano di riarmo, prevista dall’articolo 122 dei Trattati; mentre si esalta la pur meritoria posizione assunta da una commissione nel Parlamento Europeo; si fanno decisi passi in avanti per costruire quel complesso militare, tecnologico, industriale e di ricerca senza il quale l’apparato bellico europeo non potrà svilupparsi.
Mentre gli intellettuali attenti alle virgole tacciono davanti alla pretesa della von der Leyen di costruire con la Ue un “nuovo ordine internazionale” – che ricorda i proclami più guerrafondai fino ad oggi conosciuti.
Si va quindi avanti, e a passi celeri, verso quel programma industriale bellico che necessita di una sovrastruttura ben definita, di un piano comune di acquisti, di appalti comuni, di sinergie e accordi tra le imprese produttrici con la ricerca pubblica a disposizione dei progetti di riarmo.
E i primi risultati dovranno arrivare da qui al 2030 guadagnando quote rilevanti di mercato (nel settore tecnologico e militare), per mettere a buon frutto i finanziamenti della BEI (la Banca d’Europa). Saranno forse ridefiniti i compiti e le funzioni della classe politica: chi ironizzava su parlamentari in veste di lobbisti delle imprese di guerra (come sovente avviene negli Usa) forse era più vicino alla realtà di quanto immaginassimo.
Intanto arriva una buona notizia per le imprese di guerra italiane: il Belgio, dopo avere annunciato di raggiungere e superare entro l’anno il 2% del Pil per spese militari, vuole comprare ulteriori cacciabombardieri statunitensi F-35 e farli costruire non negli Usa ma in Italia, nello stabilimento di Cameri (Novara), dove già vengono assemblati gli stessi caccia per vari Paesi europei. E dopo i tagli del Governo Monti, nel frattempo il numero degli F35 acquistati dall’Italia passa da 90 a 105 e il coinvolgimento diretto del nostro Paese nel Riarmo e nei processi di guerra è sempre maggiore, anche se alla disattenta opinione pubblica arrivano le confuse dichiarazioni di qualche esponente del Governo che si veste da pacifista.
venerdì, 4 luglio 2025
In copertina: Immagine di Hung Quach da Pixabay