Coreografia cercasi
di Simona Maria Frigerio
Fatigue è una performance, purtroppo, non equilibrata con alcune scelte che hanno funzionato molto bene, e altre che hanno del tutto latitato.
Tra le prime, sicuramente, la scrittura vocale – il respiro che potremmo definire, come il canto, a cappella, dell’inizio, ben ritmato e che introduce perfettamente il concetto espresso nel titolo. Brave anche Zara Gevorgyan e Lusya Karapetyan che, con le loro voci, imprimono sfumature emotivamente efficaci su una base musicale solo a tratti convincente.
Icastica quella che potremmo definire la scena finale quando, dopo aver tentato di esprimere la fatica della vita, i quattro performer (le summenzionate cantanti e due danzatori) sembrano trovare accordo, pace o una forma di comunione in quello che appare un utero materno, una caverna o una tenda per rifugiati.
Ma… E qui ecco le sbavature sfilacciare un’idea drammaturgica peraltro abbastanza coesa.
Perché ricominciare la performance (dopo l’apparente finale) con lo sventolio dei teli, peraltro fuori tempo (in ogni senso)? E perché, a parte il corpo a corpo a terra, i due danzatori si esprimono in assoli dove il gesto non si trasforma mai in significante né è parte integrante di quel tentativo di dialogo tra corpi della prima parte? Queste coreografie che lasciano spazio alla creatività dei singoli danzatori non convincono: non siamo più ai tempi di Isadora Duncan, i corpi non devono essere liberati dalle costrizioni del balletto romantico, bensì rieducati a quella disciplina ferrea, indispensabile perché ogni gesto sia altamente espressivo (Martha Graham docet); e i coreografi dovrebbero coordinare e cadenzare ogni movimento all’interno di una struttura drammaturgica predeterminata.
Spieghiamoci in parole povere. Russolillo collabora da tempo con Aldes. Pensiamo allora a In girum imus nocte et consumimur igni (1) di Roberto Castello. Un’idea forte, una coreografia ai limiti dell’ipnotico, una precisione di movimenti nello spazio e di gesti dei singoli danzatori e dell’ensemble senza la benché minima sbavatura, con una perfezione ritmica e contenutistica rare. Senza arrivare all’archetipico di Akram Khan o al dionisiaco di Marco Goecke, il coreografo dovrebbe essere davvero regista di ogni movimento del danzatore: la libertà espressiva del singolo andrebbe sacrificata a una forma corale in cui anche l’assolo diventa ingranaggio di un meccanismo più complesso.
Ci spiace scriverlo qui, per questo lavoro di Russolillo che, ripetiamo, ha anche tante qualità, ma non si diventa attori o danzatori semplicemente salendo su un palco o conquistando la scena: è ora di tornare tutti – critici in primis – a una severa disciplina professionale.
Lo spettacolo è andato in scena:
Associazione Culturale Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno, Capannori (LU)
domenica, 19 ottobre 2025, ore 19.30
Irene Russolillo e Orbita | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza presentano:
Fatigue
progetto, coreografia, scrittura vocale, costumi Irene Russolillo
creazione sonora, scrittura vocale Edoardo Sansonne/Kawabate
creazione, performance danzatori Toma Aydinyan e Andrey Tikhonov
cantanti Zara Gevorgyan e Lusya Karapetyan
artiste tessili Hermine Melkonyan, Piruza Gevorgyan, Hermine Iskandaryan, Anahit Gasparyan e Karine Galoyan
sartoria Gohar Ghazaryan
interventi pittorici Vanessa Mantellassi
coproduzione Orbita | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza di Roma e Henrik Igityan NCA National Centre for Aesthetics di Yerevan
coordinatrice di produzione Nara Makaryan
sostegno per le residenze creative Associazione Culturale Dello Scompiglio, TRAC teatri di residenza artistica, Network Crossing the sea
partnership High Fest International performing arts festival
col supporto di MiC Ministero della Cultura, Ministero della Cultura della Repubblica Armena
(anteprima)
(1) https://www.inthenet.eu/2016/12/15/in-girum-imus-nocte-et-consumimur-igni/
venerdì, 31 ottobre 2025
In copertina: Foto di Monia Pavoni (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa dell’Associazione Culturale dello Scompiglio)

