Ecomostro sulla spiaggia di Nai Harn
Gli ultimi pescatori tra scarichi a cielo aperto
di La Redazione di InTheNet
A sud di Phuket, a ridosso dell’area protetta (un paio di promontori spelacchati intorno alla spiaggia di Nai Harn, sulla quale hanno iniziato a edificare anche un eco-mostro), languono la spiaggia, la rada e il paesino di Rawai, che possono dirsi l’emblema del degrado naturale e urbanistico della Thailandia.
Come sempre la furia edificatrice sta erodendo ogni metro quadrato di suolo con un coacervo di abitazioni singole con negozio annesso, ristorantini, bar, supermercati di varie dimensioni, alberghi, appartamenti in affitto e centri massaggi che mescolano stili, cemento armato e lamiera, colori e numero di piani (da uno a 6/8) senza soluzione di continuità. I balconcini che cozzano nelle finestre del vicino, le terrazze dei locali che aggettano direttamente sulle strade altamente trafficate, la cronica mancanza di un marciapiede, i nuovi edifici che stanno crescendo a ridosso delle ultime baracche dei pescatori – in gran parte convertitisi in taxi-boat.
La rada, divisa a metà dal lungo molo, tra porto e spiaggia libera, con un mare limaccioso e infestato di meduse, offre alghe e scarichi all’occhio superficiale del turista e a quello sconsolato del pescatore, che ancora tenta di calare le proprie reti, lanciandole dal molo. Una fila di locali di ristorazione con veranda vista mare (da lontano, e cloaca da vicino) ha gli scarichi direttamente sul tratto di spiaggia libera, che odora di fogna a cielo aperto. Tra conchiglie e schegge di corallo imbiancate dal sole, ma ricoperte da un sottile strato di liquame, si consuma la fine di una organizzazione socio-economica e si celebrano i fasti purulenti di un degrado ambientale e umano, che non va nella direzione di un turismo né virtuoso né di lusso ma solo di una totale e caotica Babele di povertà, sporcizia e speranza di arricchimento facile e veloce. Esempio anche di quella mancanza di regole urbanistiche e cultura estetica che sembra affliggere i thailandesi molto più di altri popoli in grado di contemperare sviluppo e conservazione, se non ambientale almeno culturale.



Il mercato del pesce offre aragoste e granchi giganti alla macchina fotografica, mentre il pesce tenta di matenersi commestibile immerso nel ghiaccio che si liquefa velocemente anche all’ombra dei banchetti. Oltre la strada, sfilano altri locali per la ristorazione – che paiono separati dal mondo dei pescatori non da una sottile lingua di asfalto ma da eoni di saggezza. Forse un giorno, forse nemmeno lontano, quando i turisti finiranno di accorrere in massa sperando di fare snorkeling per ridursi bordo piscina a bere un drink migliaia di chilometri da casa, fingendo al ritorno di avere nuotato tra coralli e pesci pagliaccio e chiedendosi quando l’autore della guida che hanno consultato era stato davvero in Thailandia; allora, forse, il cemento armato sarà abbandonato alla foresta, che sempre incombe in oriente, e i pescatori torneranno alla loro vita di mare.
venerdì, 11 luglio 2025
In copertina e nel pezzo: tutte le foto sono de La Redazione di InTheNet

